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22 Luglio 2025

CsC: con dazi Usa al 30%: rischio forte per l’export italiano, serve diversificazione

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di FEDERVINI federuser | in 
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L’economia italiana affronta un secondo trimestre debole, zavorrata dall’incertezza legata ai dazi USA e dalla svalutazione del dollaro, che penalizza esportazioni, investimenti e consumi. L’industria torna in calo a maggio (-0,7%) e l’export arretra nel bimestre (-3,6%), con particolare sofferenza nei mercati extra-UE.
Nonostante un lieve miglioramento nella fiducia delle imprese, gli investimenti restano deboli. I consumi, sostenuti da un buon aumento del reddito reale nel primo trimestre (+0,9%), frenano per effetto della propensione al risparmio e del crollo delle immatricolazioni auto (-17,4%).
Segnali più stabili arrivano dai servizi, con turismo in crescita e fiducia in lieve ripresa. Sul fronte esterno, l’Eurozona rallenta, mentre gli USA mostrano una moderata espansione industriale. La Cina si conferma in salute, grazie al traino manifatturiero ed export high-tech.
In positivo, il calo dell’inflazione e dei tassi sostiene il credito e aiuta a contenere l’impatto del quadro globale.

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Dal 1° agosto 2025, i dazi USA sui prodotti UE potrebbero salire al 30%, colpendo anche settori oggi esenti come farmaceutica e semiconduttori. L’impatto stimato sul PIL italiano è di -0,8% al 2027, secondo il Centro Studi Confindustria.
L’incertezza economica negli Stati Uniti è ai massimi storici, alimentando una forte svalutazione del dollaro (-13,7% da inizio anno). In aprile-maggio, le esportazioni italiane negli USA hanno tenuto (+0,4%), grazie a un anticipo delle vendite nel primo trimestre (+11,8%). Tuttavia, l’80% delle imprese esposte al mercato americano prevede cali già dal secondo trimestre.
Le tariffe al 30% comporterebbero una contrazione dell’export verso gli USA di 38 miliardi di euro, pari al 6% dell’export totale italiano.
Per contenere i danni, sarà cruciale rafforzare il mercato unico europeo e diversificare i partner commerciali verso aree a più alto potenziale, come India, Asean e Mercosur.

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Photo Credit: Freepik

Fonte: Centro Studi Confindustria

 

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