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In un mondo sempre più a confronto con le conseguenze dei cambiamenti climatici cresce l'impegno delle imprese verso la tutela ambientale. Con effetti a volte sorprendenti. Negli Stati Uniti infatti si assiste al fenomeno del "greenhushing", ovvero una ritrosia a comunicare le politiche aziendali su questi temi. In sostanza le imprese devono essere sempre più caute nel fare promesse, soprattutto per quanto riguarda il miglioramento dell'ambiente, per evitare di venire sconfessate ed ottenere un effetto boomerang.

Negli Usa alcuni attivisti liberal hanno citato in giudizio delle aziende per non aver fatto abbastanza per combattere il riscaldamento globale, mentre i conservatori hanno boicottato le imprese anche solo per aver riconosciuto la necessità di tenere conto del cambiamento climatico nei loro piani aziendali.

Un'indagine condotta dalla società di consulenza sul clima South Pole ha rilevato che su 1.200 grandi aziende private statunitensi che hanno fissato obiettivi climatici, un quarto non li rende pubblici.

Questo cosiddetto "greenhushing", potrebbe essere dunque in crescita a causa del "timore di un possibile contraccolpo pubblico, dato che le aziende americane sono sempre più coinvolte in una guerra contro il cambiamento climatico".

L'articolo rileva anche che l'Advertising Standards Authority del Regno Unito ha contestato una pubblicità che lasciava intendere che l'acquisto della bevanda avrebbe avuto "un impatto ambientale positivo". L'ente britannico ha sostenuto che "non era così" perché le bevande erano confezionate in bottiglie di plastica monouso. L'articolo sottolinea inoltre che la legge francese stabilisce che le aziende possono dichiarare legittimamente la neutralità del carbonio solo se non generano emissioni a effetto serra nella produzione, nella fabbricazione o nella ricarica del prodotto.

foto unsplash

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