News

Dopo il lungo decennio di crisi, con lo sprofondare lento in un continuato presente, in assenza di crescita reale di lavoro, redditi e investimenti, adesso l’attesa di un tempo nuovo apre finalmente al futuro. La società italiana è mutata e ha attraversato crisi ed emergenze con il continuo intrecciarsi di realtà emerse e sommerse, quotidiane e di lungo periodo. Oggi questo non basta più. L’adattamento continuato non regge più, il nostro complessivo sistema istituzionale deve ripensare se stesso. Siamo di fronte a una società che potrà riprendersi più per progetto che per spontanea evoluzione. Sono le «Considerazioni generali» del 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2021.

La ripresa dello sviluppo è la prima strutturale richiesta che la società esprime in termini di progetto unitario. Basti guardare l’enfasi posta in questi mesi sul superamento delle più favorevoli ipotesi di crescita del Pil, la sopravvalutazione del ciclo di rimbalzo dei consumi interni, la fiducia posta nella capacità dei soggetti e dei fondi pubblici di annientare gli effetti della crisi. Tutti segnali che indicano un’aspirazione collettiva e condivisa di risalita, se non di ricostruzione.

La pandemia, rimescolando le carte, ha costretto il Paese a porsi di fronte alle opportunità dell’accelerazione negli investimenti pubblici e privati. È il tempo di un cronoprogramma serio, non importa se dettato dai vincoli europei. È il tempo delle riforme strutturali e dei grandi eventi internazionali da preparare e ospitare in Italia. È il tempo dell’intervento pubblico, orientato da scelte coraggiose.

Alla parola «crisi» preferiamo la parola «transizione», proprio a significare che il momento più grave è ormai alle spalle, che ci siamo rimessi in cammino. Intorno a ciascun progetto di transizione (green, digitale, demografica, occupazionale) si accumulano tanti sprazzi di vitalità, tanta voglia di partecipazione, tante energie positive.

La transizione green, ossia la necessità di ridurre l’impronta ecologica delle attività umane, per salvaguardare l’ambiente delle generazioni future, è un processo sociale, economico, tecnologico, politico che assume sembianze forti quanto le rivoluzioni industriali o la globalizzazione, ma proprio perché è tale richiede capacità d’indirizzo e di disegno complessivo ben oltre quella messa in campo fin qui in Italia e in Europa.

La transizione digitale è il simbolo della sfida tecnologica e dell’innovazione delle grandi società globali. Oggi prova a integrare obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici e obiettivi d’inclusione dei più fragili nelle società avanzate.

La transizione demografica, verso una società meno numerosa e più anziana, è una vera crisi, da affrontare con strumenti e approcci di una emergenza. La chiamata d’attenzione alle variabili demografiche, e al fatto che nessun Paese avanzato è in ritardo quanto il nostro, ha il pregio di rimettere al centro dell’iniziativa politica il lavoro giovanile, il ruolo delle donne, il potenziamento dei servizi di assistenza e di protezione sociale.

La transizione del lavoro, il riposizionamento delle competenze in uno scenario produttivo e dei servizi radicalmente mutato, sfugge ancora alla sensibilità dell’opinione corrente. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, la dispersione di opportunità per mancanza o inadeguatezza delle competenze necessarie in questa nuova fase di ripartenza, non è un tema nuovo, ma oggi è al centro di un rinnovato bisogno collettivo.

La questione di fondo che emerge dalla domanda sociale di uno sviluppo più per progetto che per continuato adattamento è: quanta consapevolezza c’è del percorso da compiere, delle difficoltà ancora da superare? L’emergenza sanitaria e le sue conseguenze, l’attenzione alle variazioni del clima, lo sviluppo dirompente della tecnologia, l’indebitamento pubblico inarrestabile, il gap digitale: sono tutti esempi di come la società italiana sia messa alla prova, chiamata a un lavoro di autocoscienza, individuale e collettiva. Un livello opportuno di coscienza collettiva è un ingrediente necessario alla ripresa economica e sociale, e per garantire una presenza maggiore e più efficace dell’azione pubblica.

Parlare con parole nuove e affrontare con serietà le fragilità del nostro tessuto sociale è quello che serve nell’attuale dialettica socio-politica. Nell’orizzonte della ripresa si nota un’inquietudine politica, timida e incerta. Ben vengano paura e incertezza del futuro, se aiuteranno nuovi modi di pensare e costruire società e istituzioni, di riconnettere tra loro tecnica e politica, vita sociale e attività statale. Solo che il sistema politico non si annidi in un acquietamento di pensiero, maschera di ogni poco curata transizione.

 

 

Rapporto Ismea sull’innovazione vitivinicola: soluzioni agritech e agricoltura digitale

19-04-2024 | Studi e Ricerche

Le incertezze del quadro economico e geopolitico mondiale, tra crisi...

L’Italia contro il decreto belga sulla pubblicità delle bevande alcoliche

18-04-2024 | News

Federvini accoglie con favore la tempestiva azione del Governo, annunciata...

Rentri: disponibile ambiente Demo per avvicinare gli utenti ai nuovi obblighi

18-04-2024 | Normative

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha attivato...

Pnrr e taglio dei tassi trainano una crescita moderata ma costante

18-04-2024 | Studi e Ricerche

Secondo un'analisi del centro studi di Confindustria, il commercio mondiale...

Turchia, aggiornato il regolamento sull'etichettatura degli alimenti

18-04-2024 | Estero

La Turchia ha recentemente apportato diverse modifiche al "Codice Alimentare...

Ridurre l'impronta di carbonio con bottiglie più leggere e riciclabili

18-04-2024 | Studi e Ricerche

L'industria vinicola sta sempre più esplorando soluzioni innovative per ridurre...

© 2024 Federvini - Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori ed Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed affini.

Please publish modules in offcanvas position.