Il documentario "Un point c'est tout!" solleva un'importante questione nel mondo dei vini francesi: la scomparsa dei vigneti, incluso quelli legati ai grandi nomi di Borgogna, Bordeaux e Champagne, non è solo dovuta al cambiamento climatico, ma anche a problemi più profondi.
La riduzione di 100.000 ettari di vigneti in due o tre anni per riequilibrare l'offerta e la domanda è solo una parte del problema. Grandi nomi del vino francese, come Anselme Selosse, Jean Louis Chave, Peter Sisseck e Lalou Bize Leroy, avvertono che anche i vigneti di alta qualità stanno scomparendo o morendo lentamente.
La causa principale non è solo il cambiamento climatico, ma anche la mancanza di varietà delle piante, prodotte in modo industriale e incapaci di invecchiare. Questo mette in discussione il concetto stesso di terroir, poiché le viti industriali non riescono a trasmettere l'unicità dei territori e dei microclimi nei vini.
Il documentario evidenzia l'importanza della cura della vigna e della diversità delle piante, che sono fondamentali per preservare il terroir e la qualità dei vini francesi. La discussione sollevata mette in dubbio il modello attuale della viticoltura francese e italiana, dove la territorialità è un elemento chiave nella produzione di vini di alta qualità.
"Un point c'est tout!" offre importanti spunti di riflessione su come preservare il terroir e la diversità delle piante per garantire la qualità e l'unicità dei vini francesi nel lungo termine.
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