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L’Esecutivo comunitario non ha ritenuto sufficiente la risposta italiana alla lettera inviata negli scorsi giorni, dando tempo al Governo di apportare le necessarie modifiche entro il 13 novembre, pena l’avvio di una procedura per deficit che può portare, in ultima analisi, fino all’adozione di sanzioni economiche nei confronti dell’Italia per non aver rispettato le regole europee. Ove ciò dovesse verificarsi, si tratterebbe di un’iniziativa senza precedenti per la Commissione europea, che non ha mai aperto una procedura per debito eccessivo nei confronti di un Paese membro. La Commissione Ue ha deciso, infatti, di respingere il Documento programmatico di bilancio italiano e di chiederne uno nuovo, che dovrà essere inviato entro tre settimane a Bruxelles. Lo ha stabilito il collegio dei commissari: dall'esecutivo europeo è giunta la richiesta "di sottomettere di nuovo il Documento programmatico di bilancio". Nell'ordine del giorno di oggi si leggeva che oggi a Strasburgo si sarebbe discusso dell'opinione "nel quadro dell'articolo 7 del regolamento Ue 473 del 2013, che stabilisce le disposizioni comuni per il seguito e la valutazione dei progetti di bilancio e per la correzione dei deficit eccessivi negli Stati membri della zona euro". Il regolamento citato al punto 11 dell'ordine del giorno è appunto quello che prevede la possibilità per la Commissione di chiedere a un Paese membro un nuovo Documento programmatico di bilancio entro due settimane dalla trasmissione del medesimo all'esecutivo europeo, nel caso in cui questo preveda una "inosservanza particolarmente grave" degli obblighi previsti ai sensi del patto di stabilità. 

La mossa era prevedibile dopo lo scambio di lettere tra l'esecutivo europeo - rappresentato dal vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici - e il Tesoro italiano. Una prima missiva targata Ue aveva chiesto a Roma di rivedere i contenuti del progetto di bilancio, in considerazione che la previsione di un deficit/Pil al 2,4% nel 2019 avrebbe generato una "deviazione significativa" dalla traiettoria concordata sui conti pubblici. Un cambio di rotta non ammissibile, per un Paese con il debito oltre il 130% del Pil. Dombrovskis e Moscovici in conferenza stampa hanno ufficializzato il passo: "E' con molto dispiacere che sono qui oggi, per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere ad uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative. Sfortunatamente i chiarimenti ricevuti ieri - con la lettera del ministro Tria - non erano convincenti". A questo punto, se l'Italia non si vorrà adeguare alla nuova richiesta di revisione, rischia di aprirsi una procedura per il debito tricolore che potrebbe a sua volta portare a sanzioni e in ogni caso a una stretta sorveglianza sulle finanze pubbliche.

"Non esiste alcun piano B. Ho detto che il deficit al 2,4% del Pil è il tetto. Questo sarà il nostro tetto. Siamo pronti forse a ridurre, ad operare una spending review, se necessario", ha replicato il premier Giuseppe Conte, intervistato da Bloomberg Tv. Se il governo italiano decidesse di non adattare la Finanziaria alle regole europee, potrebbe essere intrapresa contro l'Italia un'azione punitiva. Potrebbe arrivare cioè la procedura per debito eccessivo. La procedura per i disavanzi eccessivi (Pde) è regolata dall'articolo 126 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Essa sostiene il braccio correttivo del Patto di stabilità e crescita (Psc) dell'Ue. I paesi dell'Ue devono dimostrare una solida finanza pubblica e soddisfare due criteri: il loro disavanzo di bilancio non deve superare il 3% del prodotto interno lordo (Pil); il debito pubblico (debito del governo e degli enti pubblici) non deve superare il 60% del Pil.

 

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