Bevande alcoliche ancora una volta nel mirino. Seppur con un obiettivo nobile e condivisibile - tutelare i minori - il Belgio rischia di approvare una norma che potrebbe porre serie limitazioni alla comunicazione delle bevande alcoliche. E non solo, perché la normativa proposta lascerebbe spazi di interpretazione che la renderebbero molto più restrittiva degli “health alerts” approvati dall’Irlanda. Oltre a minare la compattezza del mercato comune.
Ecco in breve di che si tratta. Il Regno del Belgio ha notificato il 19 gennaio scorso alla Commissione europea nel quadro della cosiddetta procedura Tris, il Regio decreto sulla pubblicità delle bevande contenenti alcool (2024/0032/BE). In pratica verrebbe vietata la pubblicità di bevande alcoliche (tutte quelle con una percentuale di alcol superiore allo 0,5%) su tutti i mezzi di comunicazione, fisici e digitali, destinati principalmente ai minori. Così come la distribuzione gratuita di bevande alcoliche a fini promozionali, fatta eccezione per le degustazioni.
Inoltre, con lo schema di decreto il Governo belga intende introdurre l’obbligo di indicare un messaggio di avvertenza sanitaria nella pubblicità di bevande alcoliche, prescrivendo che solo il messaggio che sarà individuato dal ministero della Salute belga potrà essere impiegato a tal fine.
Se è pienamente condivisibile la necessità di incoraggiare il consumo responsabile e di vietare la pubblicità delle bevande alcoliche ai minori, occorre sottolineare le potenziali conseguenze della normativa per il settore.
Non si può infatti escludere che il testo vada oltre gli obiettivi annunciati dalle Autorità belghe e causi incertezza giuridica con un rischio di frammentazione del mercato unico che potrebbe in ultima analisi causare restrizioni quantitative all’importazione.
Di fatto la definizione di “pubblicità” utilizzata nel testo del decreto è alquanto ampia e rischia di rendere pressoché sconfinato il campo di applicazione della norma: anche un’etichetta o elementi tipici della presentazione di una bevanda alcolica potrebbero rientrare nella definizione di pubblicità e, quindi, essere obbligati a riportare il messaggio sulle avvertenze sanitarie.
Inoltre la decisione esclusiva da parte del ministero sulla formulazione dell’avvertenza sanitaria impedirebbe il ricorso a qualsiasi altro messaggio equivalente.
L’iniziativa belga potrebbe infine aprire la strada ad altre normative nazionali in contrasto con la libera circolazione all’interno del mercato europeo.
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