Solo un terzo dei termini usati da sommelier e guide del vino nella comunicazione sensoriale di un assaggio è compreso nello stesso modo da esperti e pubblico non specializzato. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Verona illustrato da Roberto Burro, docente di psicologia all’ateneo scaligero, intervenuto al primo incontro in digitale della Valpolicella Annual Conference promosso dal Consorzio di tutela dei vini del veronese.
In particolare, analizzando le guide enologiche, i disciplinari di produzione, e i termini tecnici Ais (Associazione italiana sommelier) emerge, ha precisato Burro, che il 40% delle definizioni utilizzate da sommelier e produttori riguarda l'olfatto, un altro 40% sono descrittori del gusto, il 16% ha a che fare con la vista, e poco altro (4%) viene lasciato a un racconto diretto di territorio, azienda, storia dei winemaker, correlazioni con moda, arte, design.
Sono, nel dettaglio, 64 i descrittori presi in esame dallo studio di psicologia scientifica ed alcuni di essi, come ad esempio tannico, astringente, abboccato, risultano ai più non comprensibili.
Una comunicazione più efficace per le aziende, ha aggiunto l'esperto di psicologia, con un approccio personalizzato secondo l'utente e il suo grado di conoscenza della materia enologica, potrà essere implementato da un algoritmo messo a punto dall'ateneo scaligero per offrire nuove categorie di profilazione psicologica del cliente.
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