Accordo di libero scambio India-Regno Unito: gli effetti sul whisky
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Dopo tre anni di trattative, l'accordo di libero scambio tra Regno Unito e India è stato finalmente firmato. L'accordo avrà un forte impatto per i produttori di whisky. Mark Kent, amministratore delegato della Scotch Whisky Association, ha definito l'accordo "un evento storico, di quelli che accadono una volta ogni generazione". Altri ancora lo hanno definito "una pietra miliare" per i produttori scozzesi, in grado di far loro guadagnare terreno nel più grande mercato del whisky al mondo. L'accordo ha consentito un taglio immediato delle tariffe dal 150% al 75%, con un obiettivo del 40% nel prossimo decennio.
L'industria indiana ha sollevato preoccupazioni circa l'impatto sulla produzione locale. È stata chiesta l'imposizione di prezzi minimi all'importazione (MIP) per prevenire il dumping o "prezzi predatori", e la rimozione delle barriere non tariffarie per contribuire a incrementare le opportunità di esportazione indiane. Nonostante questo alcuni produttori vedono l'accordo come un'opportunità per il whisky indiano. "L'India sta producendo single malt di livello mondiale e la disponibilità di malto prodotto e maturato localmente è in aumento - sostengono i fautori dell'accordo -. Questo ha migliorato sostanzialmente la qualità dei whisky indiani, che ora competono con i migliori al mondo". E dunque si potrebbero aprire le porte del mercato britannico. L'accordo tuttavia sembra poter favorire i produttori di scotch che possono facilmente capitalizzare il mercato asiatico in piena espansione, ritagliandosi uno spazio occupato attualmente dagli alcolici di produzione indiana. L'India è un grande mercato del whisky: vi si vende circa la metà della produzione mondiale.