In attesa di capire cosa succederà con la Brexit - nuovo accordo con Bruxelles o uscita traumatica e no deal - anche il mondo del vino e degli spiriti in Gran Bretagna si sta attrezzando tutte le ipotesi. Vanno interpretate in questo quadro le mosse degli importatori e dei colossi degli spirits che in alcuni casi hanno già annunciato un ampliamento delle scorte.
Mentre continua ad aumentare la produzione enologica interna: lo scorso anno in Uk sono state prodotte 15,8 milioni di bottiglie, un vero record e il doppio della migliore annata precedente (6,3 milioni di bottiglie nel 2014).
Ma gli importatori temono l’introduzione di dazi a seguito della Brexit. Oggi sono esenti tutti i vini europei oltre a quelli cileni e sudafricani.
Con grande sollievo della Wine and Spirit Trade Association (WSTA), il governo britannico ha annunciato la “continuità” dell’accordo commerciale con il Cile anche nell’eventualità di una Brexit dura.
Negli ultimi 12 mesi i consumatori britannici hanno consumato 105 milioni di bottiglie di vino cileno (per un valore pari a 720 milioni di sterline, l’8% del valore complessivo delle vendite in Uk di vini fermi).
La WSTA, che sta chiedendo al governo una sospensione di almeno sei mesi dei dazi in caso di no deal, ha calcolato che una no deal Brexit costerebbe agli importatori almeno 100 milioni di sterline l’anno. Molti di loro si stanno comunque tutelando con un aumento significativo delle scorte.
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