Supportare le imprese del vino italiano nella lettura delle tendenze globali e orientarle nelle strategie di internazionalizzazione: è questo il duplice obiettivo del nuovo Report Wine Monitor di Nomisma.
La fotografia delle importazioni nel primo semestre 2025 restituisce uno scenario frammentato. Nel complesso, i dodici principali mercati internazionali crescono del +1,5% a valore e del +2,1% a volume, ma con dinamiche molto diverse da Paese a Paese.
Gli Stati Uniti restano il mercato di riferimento, ma la fine dell’accumulazione di scorte in vista dei dazi voluti dall’amministrazione Trump ha provocato un brusco rallentamento: al forte +22% del primo trimestre è seguito un -7% tra aprile e giugno. L’impatto ha coinvolto anche i vini italiani, che chiudono il semestre con un +2,5% solo grazie al boom iniziale. In attesa della pronuncia della Corte d’Appello USA sulla legittimità delle tariffe, le aziende italiane sono chiamate a monitorare con attenzione i mercati alternativi.
Al contrario, il Canada ha offerto un segnale incoraggiante: le importazioni di vini italiani sono cresciute di quasi l’11%, favorite dal crollo dei competitor statunitensi (-65%). Molto bene anche la Germania, che mette a segno un +10,3% a valore. Più debole invece il Regno Unito (-7%), insieme a Svizzera, Corea del Sud, Norvegia e Cina. In controtendenza Giappone e Brasile.
Sul fronte dei prodotti, gli spumanti rallentano (+1% a valore), con buone performance in Giappone, USA e Cina, ma cali in Regno Unito, Francia e Australia. I vini fermi e frizzanti mostrano un recupero in Germania (+14,2%), oltre a crescite in Canada, Australia e Brasile, mentre restano in difficoltà Regno Unito e Cina.
“Il rischio di contrazione del mercato statunitense non è facilmente compensabile - avverte Denis Pantini di Nomisma -. Per questo le imprese devono guardare a nuove aree, con strategie di lungo periodo e investimenti mirati.”
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Fonte: Nomisma