Studi e Ricerche

Il Rapporto 2022 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, giunto alla sua 31° edizione e realizzato dal CREA Politiche e Bioeconomia, registra un nuovo primato per gli scambi agroalimentari dell’Italia, sia per le importazioni, che raggiungono il valore record di quasi 63 miliardi di euro (+29,3%), sia per le esportazioni, che dopo aver superato nel 2021 i 50 miliardi, nell’ultimo anno si avvicinano alla soglia dei 60 miliardi di euro (+16%), grazie principalmente alla crescita dei prezzi internazionali.

Crescita del 14,4% nel 2022 per le esportazioni del Made in Italy agroalimentare mentre nel 2022 la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane è generalizzata e riguarda quasi tutti i principali mercati e prodotti. Fanno eccezione le mele, in calo sia in valore (-2,1%) sia in quantità (-3,6%), e i vini rossi Dop, per i quali gli incrementi in valore nascondono contrazioni dei volumi esportati. Lato importazioni, l’aumento, soprattutto economico, interessa molti dei principali prodotti ed è particolarmente marcato per l’olio di semi, il caffè greggio e il mais. Gli acquisti in volume di prodotti ittici, dopo la netta crescita del 2021, nell’ultimo anno tornano a calare, a fronte di un aumento in valore.

L’export del Made in Italy agroalimentare raggiunge quasi i 43 miliardi di euro nel 2022, in crescita di oltre il 14%. Ottima la performance delle vendite di pasta (+38% in valore) e conserve di pomodoro (+28%), rispetto all'anno precedente. Crescono in valore di oltre il 20% anche le vendite di altri importanti prodotti del Made in Italy, come l’olio di oliva e il caffè torrefatto. Nel 2022 l’area dell’UE27 concentra il 58% delle vendite all’estero dell’Italia e il 68% degli acquisti, quote in leggero calo rispetto al 2021. Nonostante la Brexit, le esportazioni verso il Regno Unito aumentano di oltre il 13%. Gli effetti del conflitto determinano, invece, una contrazione dei nostri flussi verso Russia e Ucraina.

Il Nord America rimane il primo mercato di destinazione extraeuropeo proprio grazie al Made in Italy mentre per le importazioni il continente asiatico rimane rilevante. I dati dei primi sei mesi 2023 evidenziano un ulteriore aumento degli scambi in valore, sebbene più contenuto di quello riscontrato nel 2022. Agli aumenti in valore degli scambi, in molti casi corrispondono incrementi più contenuti o contrazioni delle quantità scambiate, come, ad esempio, per le esportazioni di pasta (+6,7% in valore e -6,4% in volume) o le importazioni di pesci lavorati (+6,6% in valore e -4,1% in volume). L’export dei vini rossi Dop segna una contrazione (-10%). Tuttavia, grazie alle maggiori esportazioni di altre tipologie di vini, come i bianchi Igp o i frizzanti Dop, nel primo semestre 2023 si registra una complessiva tenuta del comparto. Crescono le esportazioni di caffè torrefatto (+13,4% in valore e +3,5% in quantità), confermando l’ottima performance del 2022. Si evidenzia l’andamento delle importazioni di olio di girasole: nei primi mesi del 2023 si ha una forte contrazione del valore degli acquisti (-25%), accompagnata da un calo molto più contenuto delle quantità (-2,3%). 

Il ministro Francesco Lollobrigida:"Questi numeri dimostrano che il mondo ha fame e sete d’Italia. Perché la nostra Nazione è sinonimo di qualità. Lavoriamo per difendere, tutelare e valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari che generano ricchezza. Per questo abbiamo candidato la cucina italiana a patrimonio Unesco, per raccontare un sistema di valori, sapori e tradizioni, e combattiamo il mercato del falso che sottrae alla nostra economia miliardi di euro. In ambito europeo, invece, - conclude - ci siamo opposti con fermezza rispetto ai casi di evocazione di Indicazioni Geografiche italiane, come ad esempio nel caso dell’aceto balsamico sloveno e del prosek croato. Perché difendere il nostro asset primario, significa difendere l’Italia".

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