L'Italia lancia una controffensiva contro i sostanziale via libera dell'Unione europea - grazie al silenzio-assenso - al progetto di legge irlandese sugli "alert sanitari" in etichetta su vino e spirits. In difesa del patrimonio eno-gastronomico nazionale, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha auspicato il ricorso al Wto.
Tajani e Lollobrigida hanno indirizzato una lettera al Commissario Ue per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton, per sollevare la questione. "La scelta di Dublino incide negativamente sulla libertà degli scambi e sulla libera circolazione delle merci all'interno dell'Unione", si legge nella lettera. "L'Italia sostiene un approccio informativo volto a educare i consumatori a comportamenti responsabili e a scelte consapevoli, senza però l'adozione di misure nazionali di carattere arbitrario. Chiediamo pertanto un suo intervento a tutela del corretto funzionamento del mercato interno, in linea con la giurisprudenza Ue che vieta restrizioni quantitative", scrivono i due ministri.
Sul tema le istituzioni italiane si sono dimostrate compatte. Questa scelta è "gravissima", ha detto Lollobrigida, tanto più che "viene da nazioni che non producono vino e dove si abusa di superalcolici. Si vuole equiparare il vino ai superalcolici, ma il vino "utilizzato in modo moderato è alimento sano".
Tutto questo accade proprio quando l'Italia del vino segna un record storico nell'export, per un valore vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022, un settore che fattura complessivamente 14 miliardi di euro e offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone.
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