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Un tavolo di concertazione e di coordinamento tra Ministero delle Politiche Agricole, Ministero della Salute e Ministero degli Affari Esteri per definire la posizione italiana in tutte le sedi internazionali.  È questa la richiesta che arriva da Federvini e che il Sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura con delega al vinoGian Marco Centinaio si è impegnato a proporre in tutte le sedi, di fronte ai sempre più numerosi attacchi concentrici al mondo del buon bere italiano.

Da mesi ci siamo appellati ai vari Ministri competenti - ha dichiarato Micaela PalliniPresidente di Federvini, al termine dell’incontro svoltosi al Ministero - per chiedere un’azione concreta, incisiva e determinata a difesa di un comparto fondamentale della filiera agro-alimentare italiana. Un mondo fatto di socialità, convivialità, consumo consapevole e responsabile, basato su quello stile mediterraneo che il mondo intero ci invidia. Crediamo sia arrivato il momento di dare una risposta forte attraverso una strategia nazionale, che vada oltre le dichiarazioni per i media, e si esprima con conseguenti prese di posizione puntuali e concrete su tutti i tavoli di discussione a livello europeo e internazionale.

“Non si tratta di battere i pugni sul tavolo - ha precisato Pallini - bensì di lavorare sui dossier con continuità, cercando alleati e costruendo coalizioni ampie per difendere le proprie posizioni, senza timidezze e complessi di inferiorità. Troppo spesso siamo assenti o non parliamo dove serve”.

I temi al centro dell’appello della Federazione sono, in particolare: la recente proposta francese di includere le bevande alcoliche nel sistema Nutriscore; l’adozione, lo scorso 24 gennaio, da parte del Comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di un piano d’azione di lotta all’abuso di alcol che si limita a raccomandare misure di stampo proibizionistico e che demanda ad un organo tecnico di definire le regole su cui fondare il dialogo tra Amministrazioni e mondo produttivo, avvenuta, fra l’altro, nel silenzio della delegazione italiana, che invece in passato aveva sempre espresso una posizione di equilibrio e buon senso; la volontà, espressa in più documenti ufficiali, di rivedere il sistema di tassazione di tutte le bevande alcoliche in senso restrittivo; le proposte che fanno capolino da più parti e che prevedono divieti, proibizioni e messaggi allarmistici come soli strumenti di lotta, peraltro doverosa, contro ogni forma di abuso. 

Tutti segnali che fanno presagire che entro pochi mesi, al massimo pochi anni, il mondo delle bevande alcoliche subirà un pregiudizio a livello di reputazione ed uno tsunami economico che non si vedeva dai tempi del Proibizionismo americano degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. 

Qualcuno ancora spera - prosegue la Presidente Pallini – che questi dossier in discussione siano soltanto documenti di principi senza alcun effetto concreto. Ma non è così. Si tratta, invece, di documenti programmatici che rischiano di trovare una risposta normativa entro pochissimo tempo. È giunta l’ora che il Governo italiano esprima formalmente la sua posizione. Se necessario, anche opponendosi ufficialmente a certe proposte”.

Per fare un esempio, lo scorso dicembre la Commissione Europea ha presentato e fatto approvare, senza che l’Italia si sia opposta, il programma annuale di assegnazione delle risorse destinate alla promozione orizzontale (fondi per milioni di euro), con criteri discriminatori verso diversi settori. Penalizzando, di fatto, carne, vino e bevande spiritose a indicazione geografica rispetto agli altri comparti dell’agroalimentare europeo. Nel Consiglio dei ministri dell’Agricoltura, in programma il prossimo 21 febbraio, la Polonia ha già chiesto di inserire all’ordine del giorno la necessità di rivedere questi principi e di considerare inaccettabile la presenza di criteri discriminatori nei confronti di questi prodotti di qualità. 

Sarebbe opportuno - conclude la Presidente Pallini - che anche il Governo italiano si allineasse quanto prima a questa richiesta, così da evitare il paradosso di vedere la sola Polonia, e non il nostro Paese, in prima linea nella difesa delle nostre eccellenze enogastronomiche sui tavoli europei”.

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