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Il nuovo Osservatorio Wine&Spirits di Federvini dedica un intenso capitolo anche all’analisi finanziaria del settore. L’aggregato dei main player di spirits e vino rappresenta un fatturato pari a 12,2 mld di euro di cui 4,3 mld relativi agli spirits che esprimono margini e proiezione internazionale superiori. Ampia la presenza di operatori esteri.

Il settore degli spirits e dei liquori in particolare è relativamente più concentrato; più competitivo il settore dei distillati, nettamente parcellizzato quello del vino. 

Gli spirits sono cresciuti in media del 2% all’anno (4,5% il vino non cooperativo), le imprese a controllo italiano (+3,3%) bilanciano il ripiegamento delle straniere (-1,5%).

I pre-consuntivi del 2018 confermano la crescita di vendite del 2% (+6,7% il vino non cooperativo) anche a causa delle avverse dinamiche valutarie. Pe il 2019 il  mood si presenta positivo, con oltre il 65% delle aziende che attende un incremento di vendite fino al 5%.

La “propensione esportativa” del settore spirits è di prim’ordine: 57% del fatturato, con liquori oltre il 62%, mentre è prevalente la destinazione domestica per i distillati ove l’export si ferma al 27%. Nell'ultimo decennio la performance delle esportazioni per gli spirits è stata decisamente positiva, con un +10,4%. Solo il 35% dell’export 2018 dei liquori è destinato alla UE,  mentre arriva al 78% per i distillati. Importante la presenza dei liquori nel Sud America (15%).

I risultati finanziari

Il settore registra una marginalità (ebit margin) molto dispersa: 17% per i liquori, 9% il vino, sotto il 6% per i distillati. I liquori in cinque anni hanno generato ‘valore’ per 1,3 mld, il vino per oltre 300 milioni, nullo il saldo per i distillati.

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Il settore liquori presenta un rapporto valore aggiunto/fatturato pari al 33,3%, quasi il doppio rispetto al vino, che si ferma al 18,8%. Nonostante performance economico-commerciali meno brillanti, il settore dei distillati è quello patrimonialmente più solido con spazio per maggiore leva. 

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Effetto quotazione

Sono 11 le società del totale spirits & vino iscritte all’Elite e segnano performance diffusamente migliori: maggiore crescita delle vendite (+20,2% vs 14,7% su 4 anni), migliore redditività (Roi: 14,1% vs 8,7%), maggiore solidità (debt equity ratio: 37,0% vs 62,3%), maggiore competitività (costo del lavoro su valore aggiunto: 36,6% vs 51,9%) e migliore efficienza (incasso da clienti più rapido e più rapido pagamento dei fornitori).

Per quanto riguarda invece la governance: quella degli spirits appare maggiormente collegiale, con presenza di board fino a due componenti al 15,8%, meno della metà del 36% delle imprese vinicole. Record di quote rosa nei distillati: 36% contro 23,1% del vino e 21,9% dei liquori.

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Inoltre: nei board degli spirits si rileva una significativa presenza di componenti giovani: la generazione X supera il 36% (vini al 33%) e quella dei millennials ha incidenza doppia (8,3% nei liquori, 8,9% nei distillati contro 4,1% nel vino).

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Infine: negli spirits vi è minore ricorso alla figura dell’Amministratore Unico (vino al 21,4% delle imprese contro 5,3% per liquori e distillati) che è compensato dalla maggiore frequenza del cumulo delle cariche.

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