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Il Parlamento europeo non deciderà in merito alla riforma della Pac post 2020. La proposta di riforma messa a punto dal commissario Hogan nel giugno scorso non andrà al voto finale in plenaria, mentre invece sarà all’esame della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale (probabilmente nella prima metà di aprile).

C’è da augurarsi che in quella sede si metta mano e si corregga l’opinione uscita dalla Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, che ha introdotto elementi preoccupanti per i produttori. Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo aveva subito espresso “fortissima preoccupazione” in merito al dibattito in corso sulla riforma della Politica agricola comune. 

Secondo De Castro “oltre alle serie e più volte manifestate perplessità sulla proposta della Commissione europea, che presenta al suo interno concreti rischi di ri-nazionalizzazione della PAC e conseguenti distorsioni di concorrenza fra agricoltori di diversi Stati membri, e alle problematiche legate al budget che verrà garantito all’agricoltura - anche alla luce del dibattito tuttora irrisolto sull’esito finale della Brexit - si profilano scenari ancora più preoccupanti a seguito del voto nella Commissione Ambiente”.

La Commissione ENVI ha infatti formulato un parere per la Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale - responsabile per il dossier sulla riforma della PAC - che presenta posizioni estremamente pericolose. “Solo per citare alcuni esempi - spiega De Castro - vengono introdotti requisiti che i nostri agricoltori dovrebbero rispettare per accedere ai fondi PAC, decisamente sproporzionati e che metterebbero a repentaglio la stessa sostenibilità economica di migliaia di aziende agricole italiane ed europee”. Inoltre è stata proposta l’eliminazione di fondi che negli ultimi anni si sono rivelati determinanti, quali quelli per la promozione delle nostre eccellenze agroalimentari, dal vino all’ortofrutta, nei paesi terzi. “Tutto ciò - prosegue l’europarlamentare - rafforza la nostra convinzione sul fatto che sia quanto mai necessario maggior tempo al fine di elaborare una valutazione più bilanciata ed approfondita di tutte le conseguenze di questa proposta di riforma, e della necessità di non vincolare la prossima Commissione europea e il prossimo Parlamento con un voto in Plenaria che rischierebbe di andare a svantaggio dei nostri agricoltori”.

Così sarà, anche se questo può portare ad allungare di molto i tempi di adozione della nuova PAC: si dovrà innanzitutto attendere il nuovo Parlamento e poi sperare che il dossier imbocchi una strada più equilibrata..

Federvini  condivide le preoccupazioni sollevate dall’On. De Castro, non solo per le difficoltà che peserebbero sul settore vinicolo ma anche nei rapporti con gli importatori nei paesi terzi. È vivissimo l’auspicio che la Commissione Agricoltura fissi dei paletti chiari ed utili per il settore, pur avendo consapevolezza che l’iter legislativo non sarà concluso prima delle elezioni europee. Questo è certamente un ulteriore aggravio che lascerà il settore nell’incertezza delle future regole, almeno per un altro anno.

E’ importante sottolineare anche che la misura sulla promozione nei mercati dei Paesi terzi rappresenta una risorsa irrinunciabile: negli ultimi anni ha contribuito a far crescere il vino italiano in valore con una tendenza positiva.

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