Perché si impennano i consumi di gin in Giappone
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Secondo la Japan Spirits and Liqueurs Makers Association, le vendite di gin giapponese sono passate da 1,2 milioni di litri a 5,5 milioni di litri tra il 2019 e il 2024. La domanda di gin giapponese da parte dei consumatori è in crescita, ma non è l'unica ragione del balzo delle vendite.
L'associazione rileva che c'è anche una ragione più pratica dietro questa escalation: i produttori di alcolici hanno scoperto che possono facilmente convertire gli impianti di distillazione esistenti per produrre gin. Così molti produttori di whisky giapponesi di piccole e medie dimensioni stanno passando al gin, che in genere non richiede l'invecchiamento, diventando un'opzione più efficiente in termini di costi per molti distillatori. Con il gin, i produttori vedono un ritorno dell'investimento più rapido, il prodotto arriva più velocemente sugli scaffali e non si deve investire in spazi di stoccaggio.
Secondo quanto riporta il sito The Drinks Business la crescita del gin giapponese è in parte attribuibile anche all'utilizzo di una serie di ingredienti locali, che conferiscono al distillato un sapore decisamente giapponese. Dai fiori di camelia e il tè verde alle foglie di guava, lo shekwasha (un piccolo agrume giapponese) e la zucca amara goya, le specialità locali vengono utilizzate per produrre gin artigianali che hanno il "sapore di casa" per i consumatori giapponesi.
Il marketing arriva a enfatizzare i terroir del gin giapponese, con botaniche e frutti diversi coltivati nelle varie prefetture. A Okinawa, per esempio, si trovano comunemente la rosella (un tipo di ibisco) e il pipatsu (un lungo peperone rosso), mentre a Hiroshima sono prevalenti yuzu, arancia dolce, corteccia di cipresso hinoki, shiso rosso e zenzero.
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