Dall'estero

Giro di vite in Giappone sulla produzione ed etichettatura di whisky locali. A partire dal 1° aprile scorso, infatti, sono in vigore norme molto più restrittive e molti marchi di distillerie giapponesi non potranno più utilizzare la definizione "whisky giapponese": alcuni di questi prodotti non sono stati completamente distillati in Giappone o, addirittura in alcuni casi non sono tecnicamente whisky. 

Come ricorda un recente articolo di Forbes la domanda di whisky giapponese è esplosa negli ultimi 15 anni e, nel tentativo di soddisfare la crescente domanda globale, i produttori hanno risposto con un numero sempre maggiore di prodotti da esportazione. Grazie a linee guida quasi inesistenti, fino al 2020 non esisteva una definizione formale di whisky giapponese. Molti prodotti precedentemente etichettati come "whisky giapponese" contenevano in realtà whisky distillato in un altro Paese, solitamente Scozia o Canada.

 Ci sono stati anche produttori di alcolici giapponesi che etichettavano come whisky lo shochu, un'acquavite giapponese molto popolare. Lo shochu è solitamente a base di riso, ma può essere legalmente prodotto con uno dei cinquanta ingredienti base approvati, tra cui patate dolci, grano saraceno e zucchero di canna. Tecnicamente parlando, il riso è considerato un cereale, ma raramente è stato utilizzato nella produzione di whisky.

Per risolvere definitivamente la questione nel febbraio 2021 la Japan Spirits & Liqueurs Makers Association ha pubblicato un documento ufficiale sugli standard di etichettatura per definire formalmente la categoria. 

Come specificato in queste nuove linee guida, per essere etichettato come whisky giapponese il distillato deve essere prodotto con grani tradizionali che vengono fermentati, distillati e invecchiati in Giappone. Queste nuove linee guida includono anche regole che vietano l'uso di etichette fuorvianti che possano suggerire che un prodotto non conforme sia un vero whisky giapponese. Tra questi figurano persone, città, regioni, montagne o tutto ciò che un consumatore associa tipicamente al Giappone o alla cultura giapponese.

Quando gli standard sono stati pubblicati nel 2021, le regole sono entrate in vigore immediatamente per i nuovi marchi, mentre ai marchi esistenti sono stati concessi tre anni per aderire ai nuovi criteri. Ora che questo periodo di grazia è terminato tutti i produttori in Giappone devono essere in regola.

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