La Commissione europea sta prendendo in considerazione un aggiornamento delle accise sull’alcol, rimaste invariate per oltre trent’anni e tuttora pari a zero per il vino. Tuttavia, anche la World Health Organization (OMS) ha sottolineato che introdurre tasse sull’alcol è “estremamente difficile”.
«Siamo solo all’inizio di un processo che prevede ampie consultazioni con gli Stati membri», ha dichiarato un portavoce della Commissione, rispondendo a una domanda sull’eventualità che l’esecutivo europeo segua la raccomandazione dell’OMS di aumentare la tassazione sull’alcol. «Non è stata ancora presa alcuna decisione in merito», ha aggiunto.
Nel suo Beating Cancer Plan, la Commissione si era impegnata a rivedere la normativa europea sulla tassazione dell’alcol entro il 2025. Attualmente, l’UE impone solo un’accisa minima sulla birra - circa 0,03 euro per una bottiglia media e sui superalcolici, circa 1,54 euro per una bottiglia di whisky -mentre non prevede alcuna imposta sul vino. Oltre a questi livelli minimi, ogni Stato membro stabilisce autonomamente le proprie aliquote.
La pressione sull’esecutivo comunitario sta crescendo, mentre il dibattito sui rischi derivanti dal consumo dell’alcol si sposta sempre più sul terreno politico. Martedì, l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’OMS – la International Agency for Research on Cancer (IARC) – ha pubblicato un nuovo Handbook on Cancer Prevention, basato su studi internazionali. La direttrice dell’IARC, Elisabete Weiderpass, ha sollecitato misure più restrittive sul consumo di alcol, tra cui regole più severe sulla disponibilità e tasse più elevate.
Mercoledì, il Partito Socialista Europeo (PSE) ha diffuso un documento programmatico in materia di salute pubblica, sostenendo l’introduzione di “una proposta di tassazione dell’alcol che incoraggi gli Stati membri ad adottare gli approcci più efficaci in base al contesto nazionale”.
Non va tuttavia dimenticata la - sostanziale - differenza tra consumo e abuso. Da tempo le associazioni internazionali che rappresentano i produttori di bevande alcoliche hanno avviato intensi programmi di comunicazione per sostenere il consumo responsabile.
D'altro canto organizzazioni non governative come Eurocare chiedono all’UE di aumentare le aliquote fisse stabilite nel 1992 e di includere anche il vino nel sistema fiscale.
La Commissione aveva già tentato in passato di modificare la normativa. Nel 2010 aveva pubblicato uno studio per analizzare “possibili modifiche delle aliquote e delle strutture minime delle accise sulle bevande alcoliche”, raccomandando un’armonizzazione e l’introduzione di un’aliquota minima anche per i prodotti a base di vino: «L’aliquota potrebbe essere equiparata (in termini di contenuto alcolico) a quella applicata alla birra», si leggeva nelle conclusioni.
A febbraio, Euronews ha citato un documento della Commissione secondo cui “sono in corso i lavori per rivedere la direttiva sulle aliquote minime delle accise applicabili alle bevande alcoliche”. Secondo il rapporto, l’iniziativa si inserisce nell’attuazione del Beating Cancer Plan europeo, lanciato nel 2021. Tassare l’alcol - “incluso il vino” - resta “uno strumento strategico di prevenzione per l’UE”, si legge nel documento.
Tuttavia, nella nuova bozza del programma di lavoro della Commissione per il prossimo anno, si fa riferimento soltanto a una “valutazione del quadro legislativo per il controllo del tabacco”, senza menzionare l’alcol. Un’assenza che non sorprende Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’OMS. Intervenendo martedì, ha ricordato che aumentare le tasse è una misura politicamente impopolare, aggiungendo che “attuarla è estremamente difficile”.
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