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Oggi il vice premier Matteo Salvini sarà in Russia per partecipare all'assemblea della Confindustria locale. Ribadirà la sua volontà di accelerare la rimozione delle sanzioni a Mosca. Ernesto Ferlenghi, presidente di Confindustria Russia, ha detto al quotidiano Izvestia che "dall'introduzione delle sanzioni le esportazioni italiane in Russia, che nel 2014 avevano raggiunto i 14,5 miliardi di euro, sono diminuite di un terzo. Nei primi tre anni il calo generale è stato del 45%". In sostanza "gli esporatori italiani - ha detto - hanno perso 7 milioni di euro al giorno". 

La prossima settimana sarà la volta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in visita a Mosca. E il tema delle sanzioni, in vigore nel 2014, sarà nuovamente sul tappeto. Misure che hanno creato “un danno complessivo al settore agroalimentare italiano” ha lamentato anche il presidente di Federalimentare Luigi  Scordamaglia, secondo il quale si aggiunge l’effetto indesiderato di “uno stimolo alla nascita di prodotti Italian sounding". “Non è un segreto che le migliaia di ristoranti italiani operanti in quel Paese aumentano sempre più la domanda di ingredienti made in Italy e in assenza di quelli veri scelgono di sostituirli con prodotti che sembrano italiani ma che non lo sono”. 

Le sanzioni, come si sa, non riguardano vino e spiriti, ma indirettamente possono avere qualche effetto. “Il mercato russo è di grande interesse per i settori rappresentati dalla Federazione - spiega il direttore generale Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo - e le cifre delle tabelle lo dimostrano ampiamente. Anche se i nostri prodotti non sono mai stati parte di specifiche misure restrittive, tuttavia l’andamento altalenante di questi anni dimostra come vi siano stati dei riverberi anche sulle correnti del nostro export: a questo si aggiungano le complessità del sistema delle licenze, il cambio integrale della normativa sui vini e sugli spiriti, le asperità delle misure fiscali e doganali, le difficoltà di dialogo fra i sistemi bancari che in alcuni momenti hanno, non poco, influito sulla fluidità del business, rappresentando la parte più macroscopica delle complessità che gli operatori continuano ad incontrare”.

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Guardando alle statistiche, partendo dal 2012 ovvero due anni prima delle misure restrittive che non hanno coinvolto direttamente le bevande alcoliche, continua Cagiano de Azevedo “notiamo, ad esempio per i vini, un andamento in crescita nei valori dal 2012 al 2013 per poi registrare un flessione dal 2014 al 2016 e nuovamente un rialzo nel 2017. Un trend simile lo rileviamo anche nelle quantità. Le bevande spiritose seguono, anche se con diversi valori e volumi, una tendenza in linea. Non possiamo che augurare una maggiore distensione a livello commerciale”.

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