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Nuovi stili in bottiglia. Dosi più  piccole e "bottle sharing" tra i tavoli.

VERONA. Molti produttori di vino ci stanno perdendo il sonno, tanti altri la patente. L’incubo dell’etilometro aleggia sotto le volte della Fiera di Verona e ancor più lungo le code che dall’affollato quartiere del Vinitaly portano alle autostrade. I dubbi in uscita dalla rassegna, dopo una prima giornata di brindisi e degustazioni, sono lapalissiani: «Se ci ferma una pattuglia...», «Ma dai, vuoi che lo facciano anche qui in questi giorni» si autotranquillizzano i più ottimisti.

Intanto c’è chi tenta la via del business un po’ miracolistico. «Equì, l’integratore che riduce gli effetti dell’alcol» promette un singolare depliant che gira tra gli stand. E’ un invito di una ditta di Mogliano Veneto a provare una monodose a base di mais che secondo gli ideatori, Gianroberto Anelli Monti e Alessandra Cerutti, ridurrebbe il tasso alcolico nel sangue e quindi il rischio di superare la fatidica soglia dello 0,5 che manda l’etilometro in rosso.

Le strategie al ristorante

La questione alcol pesa sul settore più di quanto sembri, sta cambiando abitudini e modi di bere. Se ne sono accorti per primi i ristoratori, soprattutto dei locali fuori città, quelli che si devono raggiungere in auto. Il calo è sensibile, c’è chi mormora di un buon 30%. La gente ordina meno vino e sta molto più attenta. Le risposte e le alternative sono molteplici e frutto di italica fantasia: da chi consegna ai clienti la bottiglia non finita, allo sviluppo dell’offerta a bicchiere oppure l’ultima novità della bottiglia da condividere tra i clienti anche di tavoli diversi.

E poi ci sono i taxi prepagati compresi nel prezzi, i bus noleggiati per le compagnie più numerose, gli omaggi al guidatore del gruppo che resta assolutamente sobrio e riporta a casa gli amici.

I produttori sono passati da una fase di rifiuto ad affrontare il problema («Non siamo noi la causa degli eccessi di alcol, vadano a vedere nelle discoteche che cosa ingurgitqno i giovani, non certo vino») ad una più attenta strategia di risposta che vuole arginare la demonizzazione.

Nuovi formati

Oscar Farinetti, patron di Eataly che ha fatto entrare nella sua galassia anche gli Tenimenti di Fontanafredda nel cuore dell’Albese, sta sperimentando con successo nuovi formati di bottiglie che appaiono più rispondenti ai nuovi consumi. Anzichè il classico tre quarti di litro, che per due può essere troppo e per quattro poco, ecco le nuove bottiglie definite «Valori bollati» da mezzo litro (per la coppia) o da litro (almeno quattro commensali) e loro multipli. La comunicazione è diretta: ecco la giusta dose di vino che vi consente di superare indenni i controlli.

E ci sono i giovani figli della aziende che aderiscono al Consorzio del Barolo e Barbaresco impegnati in una comunicazione per così dire educativa. Al Vinitaly diffondo cartoline color rosso vino con lo slogan: «Io amo la vita». Un invito al bere responsabile citando Baudelaire («Un pasto senza vino è come un giorno senza sole»). «Vogliamo fare informazione e non terrorismo – spiegano – e comunicare un messaggio positivo: bevi ma con la testa. Poco, giusto, bene. Lo sballo non è da furbi». Per l’estate, i ragazzi organizzeranno serate nelle discoteche.

No al proibizionismo

Lamberto Vallarino Gancia ai vertici della Federvini che oggi sarà accanto al presidente Napolitano al convegno sul valore del vino italiano sottolinea da tempo la strategia del «bere consapevole e senza eccessi». «Chi propone di portate il limite a zero percorre la strada del proibizionismo che riteniamo sbagliata e on non solo per calcolo di bottega».

fonte: www.lastampa.it

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