La crisi nel Mar Rosso sta mettendo a dura prova l'agroalimentare italiano, con un volume di interscambio di 8,9 miliardi di euro legato al transito marittimo in quella zona, corrispondente all'8,5% dell'interscambio globale dell'agroalimentare a livello mondiale.
Emergono segnali di maggiore vulnerabilità nelle importazioni rispetto alle esportazioni. Paesi come Cina, Vietnam e India, dominano le preoccupazioni per quanto riguarda i prodotti primari, quali "prodotti zootecnici" e "caffè e tè". D'altra parte, le esportazioni trasformate, guidate da Indonesia, Malaysia e Cina, evidenziano criticità soprattutto in settori come "oli e grassi" e "ortaggi trasformati".
Nonostante la complessità geopolitica, sembra che l'impatto diretto sia contenuto. Tuttavia, la vulnerabilità dell'industria alimentare, con una quota di coinvolgimento intorno al 10%, richiede una sorveglianza attenta.
Nel contesto globale attuale, caratterizzato dalla contrazione del commercio e dalla volatilità dei prezzi, si profilano sfide significative per la produttività e la competitività del settore.
In sintesi, l'agroalimentare italiano necessita di un ambiente favorevole in termini di costi e logistica, auspicando una ripresa stabile per garantire la crescita del settore in tempi di incertezza geopolitica.
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