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L’USTR – United States Trade Representative – ha annunciato l’intenzione di aumentare i dazi ed aggiungere nuove misure tariffarie a seguito della decisione del Compliance Panel del WTO che risponde negativamente al documento depositato dall’Unione europea: nel parere si afferma che Airbus ha effettivamente ricevuto degli aiuti; si riconosce anche che interventi sono stati fatti, ma non sono tali da cancellare totalmente gli effetti, ragione per la quale viene ridotta di 2 miliardi di dollari la quantificazione del danno arrecato agli USA.

A livello di procedure, l’Unione europea ha la facoltà di appellarsi alla decisione del WTO:  l’organo di appello, tuttavia, cesserà le sue funzioni dalla prossima settimana e difficilmente sarà rinominato a breve termine.

Ricordiamo che gli Stati Uniti, in virtù dell’US Trade Act, possono rivedere le liste dopo 120 giorni dalla prima pubblicazione della lista (avvenuta il 4 ottobre scorso, quindi si arriverebbe a metà febbraio) e, successivamente, ogni 180 giorni. Ciò significa che i prodotti presenti nella lista pubblicata sul Federal Register, lo scorso 4 ottobre, possono essere soggetti ad un incremento dei dazi, così come possono essere colpiti i prodotti presenti nelle liste pubblicate il 12 aprile e il 5 luglio; invece ove l’USTR prevedesse di includere nuovi prodotti non presenti nelle precedenti liste deve notificarli preliminarmente.

E’ stata inoltre pubblicata dall’USTR la Notice of Determination con la quale gli USA annunciano di voler colpire la Francia con ulteriori dazi fino al 100% su alcuni prodotti, a seguito della approvazione della Digital Tax, giudicata lesiva degli interessi di importanti aziende americane: fino al 6 gennaio 2020 potranno essere accettati commenti, mentre le audizioni con le rappresentanze imprenditoriali avranno luogo il 7 gennaio 2020. Al termine di queste sessioni, potrà essere decisa la lista finale.

Nella stessa conferenza stampa, il Presidente Trump ha annunciato che l’amministrazione americana ha messo sotto osservazione anche le proposte di normativa fiscale in materia di “digital taxes” varate in Italia, Turchia e Austria.

Ove le conclusioni dell’esame portassero ad analogo giudizio riguardo gli interessi americani, è facile previsione che verrebbero proposte misure daziarie specifiche all’ingresso negli USA dei prodotti originari 

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