Il 17 ottobre 2025 un articolo del Wall Street Journal, firmato da Gavin Bade e Jesse Newman, riporta che l’Amministrazione Trump sta “silenziosamente attenuando alcuni dei dazi che costituiscono la base della politica economica simbolo del presidente”. Secondo quanto riferito, tra i funzionari dell’amministrazione cresce il consenso sull’opportunità di ridurre i dazi sui beni che non vengono prodotti a livello nazionale.
L’articolo aggiunge che il presidente ha recentemente “esonerato decine di prodotti” dalle cosiddette misure di reciprocità e si è detto disposto a “escludere centinaia di altri beni – dai prodotti agricoli ai componenti per aerei – quando i Paesi concludono accordi commerciali con gli Stati Uniti”.
L’aspetto più significativo, osservano gli autori, è che l’Ordine esecutivo presidenziale emanato il 5 settembre 2025 “conferisce una nuova autorità al Dipartimento del Commercio e all’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, consentendo loro di concedere esenzioni dai dazi autonomamente, senza che Trump debba emettere nuovi ordini esecutivi per approvarle”.
Il contesto internazionale contribuisce a spiegare questa evoluzione. Stati Uniti e Cina hanno infatti raggiunto un accordo preliminare sui dazi al termine di due giorni di intensi negoziati, annunciando un’intesa che scongiura l’entrata in vigore di ulteriori dazi del 100% sui prodotti cinesi e apre la strada a un incontro tra Xi Jinping e Donald Trump, chiamati ora a finalizzarla.
L’accordo contribuisce ad allentare le tensioni tra le due principali economie mondiali e sembra allontanare il rischio di una guerra commerciale su vasta scala. I dettagli finora diffusi restano limitati: il segretario al Tesoro Scott Bessent ha parlato di un’intesa che riguarda la soia e le terre rare, con la Cina che si è impegnata a posticipare di un anno l’entrata in vigore delle restrizioni all’export, rivedendo nel frattempo la misura. La delegazione cinese ha definito l’esito dei colloqui un “consenso positivo”, segno di un progresso nel dialogo, pur senza menzionare esplicitamente le terre rare, al centro della cosiddetta “campagna d’Asia” promossa da Trump
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Source: Wall Street Journal