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12 Novembre 2025

Più promozione e lettura dei consumi in evoluzione per un mercato del vino davanti a sfide epocali

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di Vittoria Alerici | in 
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Sfide eccezionali per il mondo del vino in questo periodo. E non solo per i dazi americani, sugli effetti dei quali è prematuro tirare conclusioni. Le aziende vinicole devono fronteggiare anche un’evoluzione dei consumi e i rischi potenziali derivanti da un approccio regolatorio che non sia in grado di distinguere tra consumo e abuso. Diversi fronti aperti. A livello comunitario si affronta la revisione della Pac e le modifiche alle politiche di promozione, oltreché la minaccia di misure restrittive sul tema alcol-salute. Cresce la competitività nella ricerca di nuovi mercati di sbocco mentre negli Stati Uniti all’applicazione dei dazi si somma il dollaro debole. Occorre poi fronteggiare un calo generalizzato dei consumi con la necessità di andare incontro ad una domanda che cambia. Quali soluzioni adottare?

Di tutto questo si è parlato durante il XIV incontro con il Territorio del Comitato Leonardo - organizzato in Franciacorta presso Cà del Bosco in collaborazione con Herita Marzotto Wine Estates - dal titolo “Il vino italiano tra eccellenza e sfide globali”. All’incontro ha partecipato in collegamento anche il ministro delle Politiche agricole Lollobrigida che ha annunciato una corposa campagna promozionale a favore del vino entro la fine dell’anno e ricordato le varie iniziative di governo italiano e Ice per salvaguardare quello che è  “un patrimonio culturale e identitario, capace di preservare l'ambiente oltre che il lavoro”.

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Da Bruxelles è intervenuta Antonella Rossetti, membro del Gabinetto del Commissario europeo per l’Agricoltura che si è soffermata ad illustrare il pacchetto Ue sul vino. La misura, ha ricordato, è stata pensata per intervenire sul disequilibrio del mercato. Di fronte alle richieste di Francia e Germania, Rossetti ha sottolineato i rischi di uno smantellamento del patrimonio produttivo e insistito sulla necessità di misure che intercettino una domanda in cambiamento: per questo nel pacchetto vino si affronta anche il tema low-no alcol e si incentiva la promozione di uno stile di vita sano e equilibrato. Anche se il mercato americano appare insostituibile, Bruxelles vuole promuovere un'agenda internazionale per l'export, considerando il potenziale enorme rappresentato dal Mercosur.

Il presidente di Veronafiere Federico Bricolo ha sottolineato l’intensa attività di Vinitaly sui mercati esteri, annunciando due nuovi incontri a gennaio in India, paese promettente per il futuro e grande consumatore di spirits.

Il presidente Ice Matteo Zoppas ha dato atto al governo di una grande attenzione verso il mondo del vino e messo in guardia sugli effetti concomitanti di dazi e consumi in flessione.

Una panoramica completa dei dati è stata offerta come sempre da Nomisma. Denis Pantini, responsabile Agroalimentare e Wine Monitor, ha ricordato come il comparto conti circa 30.000 imprese di trasformazione (oltre 240.000 aziende nella fase primaria della filiera), con un fatturato di 16 miliardi di euro e un peso del 9% sul food & beverage nazionale. L’export nel 2024 ha toccato 8,1 miliardi, ovvero il 14% dell’export agroalimentare complessivo.

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“Il vino - ha sottolineato Pantini - rappresenta un asset strategico non solo economico, ma anche territoriale e sociale: oltre il 60% dei vigneti italiani si trova in aree collinari e montane, contribuendo alla tenuta delle aree interne e alla valorizzazione della biodiversità”.

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L’Italia resta il primo esportatore mondiale per volumi e il secondo per valore, dietro la Francia. Tuttavia, nel corso degli ultimi vent’anni, il nostro posizionamento sui mercati esteri è aumentato in maniera rilevante. “Se ad inizio millennio, l’Italia era leader nell’export di vino in appena 9 mercati, oggi lo siamo in 46, con una quota a valore che è passata dal 17% al 22%, contro un calo dei vini francesi che sono diminuiti dal 38% al 33% dell’export mondiale.

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Pantini ha tuttavia segnalato come la struttura produttiva del vino italiano sia estremamente frammentata: a fronte di 409 Dop e 118 Igp, le prime 100 imprese coprono solo il 46% del fatturato e il 58% dell’export, contro percentuali molto più alte in Francia e Australia. C’è inoltre una forte dipendenza dal Prosecco, che da solo rappresenta un quarto dell’export imbottigliato italiano, una concentrazione che espone il sistema ai rischi di saturazione dei mercati.

Nel corso di una tavola rotonda si è data poi parola ai produttori. Secondo Giacomo Ponti, presidente di Federvini, i numeri “sottolineano la solidità del nostro sistema vitivinicolo, che mantiene per l’Italia la leadership mondiale nell’export per volumi ma un posizionamento in termini di valore che ha ancora spazio per migliorare”.

La politica dei dazi - ha ricordato - non premia nessuno, “limita gli scambi e finisce per penalizzare anche chi li introduce, come dimostrano i dati sul mercato statunitense che perde il 30% dell’export. Al tempo stesso osserviamo una evoluzione nei comportamenti di consumo che apre a nuove sfide e opportunità per le imprese: cresce la domanda di autenticità, sostenibilità e la ricerca di uno stile di consumo moderato segno che il futuro del vino italiano passerà sempre più da un equilibrio virtuoso tra tradizione e innovazione responsabile”.

Per Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini il nodo cruciale è il consumo: “Italia, Usa, Germania e Regno Unito, che valgono complessivamente il 73% delle vendite, registrano ormai da tempo cali in volume, la sfida è attrarre pubblici più esigenti con uno sforzo che deve essere prima di tutto imprenditoriale, volto a individuare i canali culturali, comunicativi e distributivi più adatti sia sui mercati di sbocco che su quelli emergenti”.

Paolo De Castro, presidente Nomisma ed europarlamentare di lungo corso, ha invitato a contrastare il taglio alla Pac e lavorare per una revisione della nuova impostazione di bilancio Ue che dà troppo spazio d’azione ai singoli Paesi.

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