Dopo un periodo di fermo dovuto al virus che ha toccato in prima persona i capi negoziatori, Michel Barnier e David Frost, sono ricominciati i round negoziali sulla Brexit. Tutti i colloqui si terranno in videoconferenza e nel frattempo si sperimenta il cosiddetto "parlamento virtuale" a Westminster. L’obiettivo, come sempre, è quello di trovare un accordo commerciale che sostituisca l’attuale mercato unico e unione doganale europea vigente.
Punti nevralgici di discussione moltissime questioni tra cui i servizi finanziari, i diritti di pesca, gli scambi universitari e tanto altro. Data la portata e le modalità di questi negoziati, sono sempre più frequenti ed insistenti le richieste di una proroga del periodo di transizione. Anche il governo scozzese ha invitato Boris Johnson a prorogare di due anni il periodo. Michael Russell, segretario di gabinetto della Scozia per l'Europa, ha affermato che un’estensione manterrà il Regno Unito il più vicino possibile all'UE e offrirà l'opportunità di ripensare le relazioni future. Tuttavia, Johnson, il ministro delle Finanze Rishi Sunak e anche Frost affermano che nonostante la pandemia il Regno Unito lascerà l'Ue il 31 dicembre a costo nuovamente di un No-Deal ossia un'uscita senza accordo.
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