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DISCUS sollecita il ritorno permanente ai dazi zero reciproci
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Il Distilled Spirits Council of the United States (DISCUS) ha espresso preoccupazione per il forte calo delle esportazioni di liquori statunitensi e per l’urgenza di ripristinare in modo permanente un regime di libero scambio senza dazi. L’allarme è contenuto in un rapporto dettagliato presentato la scorsa settimana all’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR), che individua i principali ostacoli commerciali esteri che frenano l’export dei distillati americani.
Il documento elenca le principali barriere incontrate dagli esportatori statunitensi in tutto il mondo, tra cui dazi di ritorsione, tassazioni discriminatorie, standard normativi, requisiti di certificazione e obblighi di etichettatura.
Secondo Robert Maron, vicepresidente senior per le politiche commerciali internazionali e l’accesso ai mercati di DISCUS, la massima priorità per il settore è “un ritorno permanente alla politica dei dazi zero reciproci con i principali partner commerciali”.
“Il settore dei distillati statunitensi si trova ad affrontare sfide globali crescenti che ne minacciano la competitività e la crescita a lungo termine,” ha dichiarato Maron. “Nel secondo trimestre del 2025, le esportazioni complessive di liquori americani sono diminuite del 9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo calo riflette l’impatto dei dazi di ritorsione, l’aumento delle tensioni commerciali e le difficoltà di accesso ai mercati chiave.”
Maron ha sottolineato che il quadro ancora instabile dei dazi di ritorsione continua a creare difficoltà per i produttori statunitensi. La Cina mantiene dazi punitivi sui distillati americani, mentre l’Unione Europea ha sospeso i propri fino a febbraio 2026. In Canada, pur in assenza di dazi, tutte le province tranne due continuano a escludere i prodotti statunitensi dai negozi al dettaglio gestiti dallo Stato.
Il dirigente ha inoltre lodato i recenti progressi dell’amministrazione Trump nel rafforzare la manifattura americana e nel sostenere le esportazioni di liquori, tra cui l’accordo con l’India per ridurre il dazio sul Bourbon imbottigliato dal 150% al 100%, la rimozione dei dazi di ritorsione da parte della Turchia, l’eliminazione del dazio del 35% da parte della Cambogia e l’impegno della Malesia ad abolire gradualmente i propri dazi sulla maggior parte dei distillati statunitensi.
Tuttavia, ha avvertito Maron, le esportazioni americane continuano a soffrire di uno svantaggio competitivo rispetto ad altri grandi produttori di spiriti, come Regno Unito e Unione Europea, che stanno siglando accordi commerciali eliminando i dazi sui propri prodotti in mercati strategici. Questa disparità rischia di erodere le quote di mercato conquistate e di indebolire la competitività dei distillati statunitensi all’estero. I negoziati in corso con Thailandia e Vietnam, ha aggiunto, rappresentano un’opportunità per ottenere l’immediata eliminazione dei dazi su tutti i prodotti americani.
“Per i produttori statunitensi, la strada verso la crescita e la competitività globale passa dall’aumento delle esportazioni e dall’apertura di nuovi mercati, non dall’imposizione di dazi sulle importazioni,” ha concluso Maron. “Invitiamo l’Amministrazione a garantire un ritorno permanente ai dazi zero con i principali partner commerciali e a dare priorità all’accesso a nuovi mercati nei negoziati in corso. Solo attraverso l’eliminazione di barriere tariffarie e non tariffarie, sia interne che esterne, l’industria dei distillati statunitensi potrà prosperare.”
Nel suo rapporto, DISCUS ha inoltre segnalato una serie di Paesi che continuano ad applicare altre forme di ostacolo alle importazioni di distillati statunitensi, tra cui:
- Tassazioni discriminatorie in Australia, Unione Europea, India, Indonesia, Malesia, Vietnam, Costa Rica, Perù e Turchia;
- Norme e requisiti di etichettatura in Australia, Nuova Zelanda, Brasile, Cina, Irlanda, Spagna, India, Corea, Malesia, Sudafrica, Thailandia e Vietnam, giudicati non conformi agli standard internazionali e potenzialmente penalizzanti per gli esportatori americani.
Photo credit: Freepik
Source: DISCUS
