Studi e Ricerche

Una fotografia dell’evoluzione del commercio con l’estero nell’ultimo rapporto Ice-Prometeia, che prevede una decisa crescita degli scambi mondiali nel biennio 2020-2021.
A partire dal 2020 - si legge nel Rapporto ICE-Prometeia 2019 “Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori” - gli scambi mondiali sono stimati nuovamente in accelerazione (2,4% su base annua), con un tasso di variazione di oltre il 3% nel corso del 2021 e con punte a doppia cifra in alcuni nuovi mercati come India, Vietnam e Paesi dell’Africa sub sahariana. 

Per le imprese italiane si tratta di tassi di crescita che superano significativamente quelli attesi per la domanda interna, confermando i mercati esteri come un canale imprescindibile per il loro sviluppo. 

La presentazione dell’edizione 2019 si è tenuta oggi a Roma presso la sede di ICE – Agenzia e ha visto la partecipazione di Carlo Ferro, Presidente di ICE-Agenzia, Alessandra Lanza, Partner di Prometeia, Manlio di Stefano, Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato, Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti e Stefan Pan, Vicepresidente di Confindustria. 

Il 2019. Nel dettaglio, dopo anni in cui il processo di integrazione globale aveva tenuto circoscritti i rischi legati alle spinte protezionistiche, il 2019 sembra recepire in maniera più diretta le tensioni dello scenarioNell’anno in corso le importazioni mondiali di manufatti crescono dell’1,2% a prezzi costanti, il livello più basso nell’ultimo decennio, dopo quello del 2016, e con un rallentamento diffuso a tutte le principali aree. La guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, la vicenda Airbus e i conseguenti dazi compensativi, le incertezze legate alla Brexit sono elementi che rendono il quadro degli scambi assai più incerto che in passato e che hanno condizionato la performance del 2019. Il Rapporto guarda però oltre la congiuntura corrente e in particolare fa emergere quelle che saranno le opportunità del prossimo biennio. Da questo punto di vista il 2019 rappresenta un punto minimo, la base da cui partire alla ricerca di nuovi sviluppi. 

Il biennio 2020-21. Già dal 2020 gli scambi mondiali nel loro complesso sono attesi positivi e nuovamente in accelerazione rispetto al 2019 (+2,4% la previsione a prezzi costanti). Grazie a una crescita più intensa dell’economia mondiale nel suo complesso, il 2021 è previsto in ulteriore miglioramento con una variazione annua delle importazioni del 3,7%. Un tasso sufficiente a riportare sopra l’unità il rapporto tra variazione degli scambi e quella del Pil. Diverse ipotesi di fondo alimentano questo scenario favorevole, che vede per esempio un impatto più limitato di due importanti fattori penalizzanti nel recente passato: le tensioni tra Stati Uniti e Cina e il processo di Brexit. 

Più nel dettaglio, il prossimo biennio vede un ritorno in fase espansiva dell’import cinese che offrirà il maggior contributo alla crescita del commercio mondiale in termini di nuove importazioni assorbite. Gli Stati Uniti invece costituiranno il secondo mercato per aumento dei livelli di import dal mondo. Per quanto caratterizzati da una domanda rivolta all’estero meno dinamica che in passato, la dimensione assoluta del mercato suggerisce in ogni caso una loro centralità nei processi di internazionalizzazione. La graduatoria dei mercati a maggior crescita lungo lo scenario prosegue con paesi di minori dimensioni rispetto al blocco Cina, Stati Uniti ed Europa, ma di sicuro interesse sia per velocità della crescita, sia per le loro prospettive di medio lungo temine. 

India, Vietnam e paesi dell’Africa subsahariana in particolare rappresentano da questo punto di vista le destinazioni più attrattive, con tassi a doppia cifra nelle prospettive al 2021. La spinta dell’aumento demografico, la recente apertura delle economie domestiche, l’urbanizzazione crescente rappresentano, anche sotto il profilo dell’internazionalizzazione, alcune delle condizioni abilitanti per uno sviluppo duraturo.

La performance dell’alimentare. Per quanto riguarda i settori, le previsioni mostrano che, se l’automotive ha fatto da freno alla crescita del commercio mondiale, dopo averlo tuttavia sostenuto molto in passato, per altri settori il trend si rivela ben più favorevole. Già nel 2019, comparti importanti per la manifattura italiana hanno registrato una crescita dell’import mondiale superiore al dato medio; tra questi il sistema moda e casa, la chimica farmaceutica e la meccanica. L’elenco dei settori più dinamici si allargherà nel 2020 all’alimentare, un comparto il cui livello di internazionalizzazione è trainato anche da dinamiche strutturali come l’avvicinamento e la contaminazione degli stili di consumo tra i mercati e lo sviluppo di sistemi di conservazione e tracciabilità. 

L’Italia. Il successo dell’Italia sui mercati internazionali non è strettamente dipendente dal tasso di variazione assoluto degli scambi mondiali, ma dal saper intercettare di volta in volta i segmenti di domanda più congeniali alle produzioni nazionali. E’ il caso della Cina dove l’export italiano è cresciuto oltre la media dei concorrentigrazie all’evoluzione del consumatore cinese di Made in Italy che oggi è un consumatore assai più sofisticato e che sa valutare e premiare la qualità intrinseca dei beni. Una tale maturazione ha permesso negli ultimi 5 anni un aumento della quota italiana sia all’interno del sistema moda (dal 7,2% del 2013 al 9,1% del 2018) sia nel sistema casa (dal 10% al 18,8%). E questo processo si può estendere nell’immediato futuro ad altri due pilastri dell’offerta italiana: l’alimentare e la meccanica. 

Il Rapporto poi evidenzia una ulteriore opportunità legata al rafforzamento del presidio italiano all’estero collegata alla Cina. Questa passa dalla collaborazione industriale tra le imprese dei due paesi in paesi terzi e, più in generale, dalla possibilità per l’Italia di entrare con le proprie specializzazioni premium dove l’offerta mass market cinese ha già fatto da apripista, come nel caso dei mercati africani o di paesi lungo la via della seta. 

Effetto dazi. Un meccanismo analogo può nascere dalla guerra dei dazi. Se il protezionismo rimane per il commercio internazionale un gioco a somma negativa, ciò non significa che singoli paesi e settori non presentino qualche opportunità dalla rottura di equilibri consolidati, provocata dall’aumento improvviso dei dazi. Nel caso del vino per esempio i dazi compensativi colpiscono Francia e Spagna, i principali concorrenti esteri dell’Italia sul mercato USA con una quota rispettivamente del 34% e del 6%. E’ chiaro che un loro indebolimento competitivo a causa dei maggiori oneri doganali, potrà accelerare l’aumento già in corso della quota italiana, arrivata al 30% nel 2018. 

Ambiente e sostenibilità. Oltre che in mercati specifici, opportunità di forte crescita per l’Italia sono individuabili all’interno di singoli settori e in particolare in quelle fasce di clientela più recettive ai trend in corso e ai segnali deboli dei mercati. Un tema sempre rilevante e dove le produzioni italiane mostrano già un vantaggio competitivo è quello della sostenibilità ambientale dei prodotti esportati. Secondo la classificazione CLEG (Combined list of Environmental Goods), le importazioni mondiali dei beni maggiormente collegati all’ambiente sono infatti cresciute negli ultimi anni ben più velocemente della media del commercio mondiale. Sempre guardando ai cosiddetti megatrend che attraversano l’economia globale, lo scenario globale rivolge, infine, alle imprese italiane alcune sfide: dalla mobilità elettrica che chiama in causa una filiera imprescindibile per la dimensione manifatturiera di un paese, agli investimenti per la digitalizzazione che sono fattori necessari e ailitanti sia per crescere sui mercati (l’ecommerce e i big data i casi più evidenti) sia per favorire l’innovazione dei prodotti (progettazione e stampanti 3d), sia per la tutela degli asset aziendali (cybersecurity).

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