«Il Freisa è un antico e nobile vitigno piemontese e la rimodulazione del suo disciplinare è un passaggio importante verso un nuovo orizzonte della sua valorizzazione» dichiara Filippo Mobrici, presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, a proposito delle decisioni del Comitato Nazionale Vini Dop e Igp sulla modifica del disciplinare del Freisa d’Asti Doc.
I cambiamenti, che riguarderanno già le bottiglie della vendemmia 2021, possono essere sintetizzati in due punti: semplificazione e comunicazione. Un po’ per andare incontro al favore del mercato e, di conseguenza, per avere maggiori possibilità di raccontare un vino che rappresenta allo stesso tempo il Piemonte e il Monferrato. Un totale di circa 200 ettari coltivabili in quasi tutta la provincia di Asti, con particolare riferimento alla parte Nord-Ovest verso il Torinese, e una versatilità racchiusa nelle sue molteplici declinazioni: vino fermo, superiore, frizzante e spumante, con l’aggiornamento del disciplinare il Freisa si prepara a acquisire un volto nuovo e una nuova interpretazione, mantenendo radici ben piantate nella tradizione del suo riconoscibile carattere.
Con oltre 66 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati, pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg del Piemonte, il Consorzio tutela 13 denominazioni, 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte).
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