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Ripartenza dell’ospitalità, promozione più integrata e costante, semplificazioni, cultura del bere responsabile e della sostenibilità. Sono questi i temi su cui si concentrerà nei prossimi mesi Federvini. Lo ha ribadito la nuova Presidente Micaela Pallini nel corso dell’evento pubblico organizzato dall’associazione confindustriale dei produttori di vini, spiriti e aceti per riflettere sulle sfide che attendono uno dei settori trainanti del Made in Italy nel mondo.

Accanto a lei Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, mentre in collegamento sono intervenuti Sandro Boscaini, Past President di Federvini; il ministro del Turismo Massimo Garavaglia,, Filippo Gallinella, presidente Commissione Agricoltura della Camera, Herbert Dorfmann, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo così come Paolo De Castro, il direttore della Fondazione Edison Marco Fortis e Pina Picierno, vice-presidente Intergruppo Vini, Spiriti, Prodotti di Qualità del Parlamento Europeo. 

Micaela Pallini ha sottolineato che il settore ha bisogno “di sentire al proprio fianco l’impegno concreto delle istituzioni”. In questo momento di ripartenza diventa ancor più necessario “un piano chiaro di sostegno al made in Italy”. Al momento infatti non si hanno ancora linee guida precise per il 2021.

Accanto a questo urgono interventi di semplificazione amministrativa e di carattere fiscale. Occorre arrivare ad un organo unico di controllo: le aziende - ha sottolineato la presidente - spesso sostengono verifiche che potrebbero essere facilmente eliminate se solo le amministrazioni pubbliche riuscissero a “parlarsi”. I documenti sono disponibili ma basta una discrepanza tra i diversi software per impedirne il trasferimento da un ente all’altro. 

In questo momento poi è necessario concentrarsi sulle sfide europee. Oltre alla riforma della Pac, in discussione in queste ore, sono all’esame degli organi comunitari importanti dossier (dal Farm to Fork alla Lotta contro il cancro) che rischiano di penalizzare le nostre produzioni. “Dobbiamo evitare la demonizzazione del consumo dei nostri prodotti - ha detto Pallini - e lavorare per raggiungere un accordo sull’etichettatura che non ci penalizzi”.

Da questo punto di vista una buona notizia è arrivata da Bruxelles. Dorfmann, che è anche relatore del Farm to Fork, ha infatti reso noto che il vino sarà il primo settore a sperimentare l’etichetta dematerializzata, la cosiddetta e-label: “le nuove etichette riporteranno calorie e ingredienti - ha spiegato - ma le informazioni saranno rintracciabili online, non sarà necessario pubblicarle sulle bottiglie”. E gli ha fatto eco De Castro: “il consumatore va educato, non condizionato con dei colori”, ha detto facendo riferimento al discusso Nutriscore.

Albiera Antinori ha sottolineato come sia essenziale legare i nostri prodotti al territorio, creare valore aggiunto spiegando cosa c’è dietro alla bottiglia: tradizione, cultura, saper fare. L’enoturismo è un tassello essenziale in questo senso. “Per noi - ha detto - è importante lavorare insieme al sistema italiano della promozione turistica, in modo coeso e coordinato e con una pianificazione di lungo periodo”.

Sulla stessa linea il ministro Garavaglia, convinto della intensa connsessione tra turismo e settore enogastronomico. “Per il rilancio del turismo, l’enogastronomia rappresenta un enorme potenziale - ha spiegato - la nostra priorità è far tornare i turisti stranieri, la cui assenza lo scorso anno è costata all’Italia oltre 27 miliardi di euro.

Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, ha inviato un messaggio di sostegno al settore, garantendo l’impegno del Governo alla difesa delle nostre produzioni sui mercati internazionali.

Un impegno - ha rilevato la presidente Pallini - assolutamente “necessario sull’arena del commercio internazionale, contro dazi e barriere protezionistiche spesso applicati per ragioni che nascono al di fuori del mondo enogastronomico”. E che mettono a rischio un patrimonio essenziale per l’economia del Paese. Come ha ricordato Fortis. Secondo i dati della Fondazione Edison, nel 2019 l’Italia è stato in volumi il primo produttore mondiale di vino e il secondo esportatore di vini e mosti. Nello stesso anno, in valore, l’Italia è stato il primo esportatore mondiale di aceti (302 ml. USD) e di vermouth e amari (223 ml. USD) e il secondo esportatore mondiale di vini in bottiglia (4.950 ml. USD), di vini spumanti (1.768 ml. USD) e di liquori e cordiali (489 ml. USD).

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I comparti di cui Federvini è il principale organismo nazionale di rappresentanza contano 340.000 aziende, oltre 1 milione di addetti e un fatturato che tra componenti dirette e indotte vale circa il 2% del Pil nazionale.

La pandemia ha impattato in modo drammatico sul settore, a causa delle chiusure imposte agli esercizi Horeca e dell’andamento delle esportazioni. Nel 2020, rispetto al 2019, le vendite di spiriti e vini attraverso il canale   Horeca hanno registrato in Italia minori ricavi per circa un 1,2 miliardi (fonte TradeLab), mentre le esportazioni sono diminuite in valore di 261 milioni di euro (fonte Istat), per una perdita complessiva di ricavi pari a circa 1,5 miliardi di euro.  Tale andamento è stato compensato in misura minima dalle vendite attraverso altri canali e le attuali previsioni per il 2021 mostrano segnali di ripresa decisamente timidi.

Le misure per il rilancio che Federvini ha posto all’attenzione delle istituzioni italiane e dei suoi rappresentati in Europa sono diverse e comprendono:

Riaperture

La campagna vaccinale e la bella stagione permettono di guardare alla ripartenza di quel mondo della socialità e della convivialità, così importante per i settori rappresentati da Federvini.  L’impatto determinato dalle chiusure dimostra quanto esercizi pubblici, ospitalità e turismo siano centrali per intere filiere produttive. Il tema va affrontato in maniera unitaria e coordinata, per questo Federvini chiede l’apertura di un tavolo “Filiera della Socialità” con misure uniforme sul territorio nazionale. Senza misure di sostegno al riavvio delle attività legate al fuori casa - ad esempio estendendo l’uso del suolo pubblico per agevolare i ristoratori nell’accoglienza all’aperto - e la riattivazione dei flussi turistici, la ripresa delle produzioni rappresentate da Federvini e la loro tenuta sui mercati internazionali non potranno realizzarsi. Nell’immediato, al Governo si chiede anche di eliminare subito il divieto di vendita di alcolici dopo le 18.00 nei cosiddetti mini market (tra i quali ricadono centinaia di punti vendita dei più noti marchi della grande distribuzione), misura discriminatoria tutt’ora in vigore nonostante non sia più minimamente giustificata nell’attuale scenario pandemia.

Semplificazione e fiscalità 

È necessario ridurre gli innumerevoli adempimenti e competenze amministrative a cui il settore è assoggettato, a partire dall’abolizione del contrassegno fiscale per gli spiriti, strumento obsoleto e ormai del tutto inutile se non come produttore di costi e adempimenti. Federvini per prima sottolinea l’esigenza di avere un sistema di controlli e certificazioni adeguato a sostenere la qualità e la sicurezza dei prodotti. Tuttavia, l’impianto burocratico-amministrativo non dovrebbe ostacolare la vita di impresa in modo così drammatico. Si chiede quindi che la semplificazione si attui non solo attraverso minori adempimenti ma anche riducendo il tempo necessario a mettere d’accordo diversi ambiti amministrativi con aggravi di costi e di tempi davvero poco accettabili oggi. Federvini sollecita inoltre interventi fiscali quali la rimodulazione mirata dell’aliquota IVA. Per il settore degli spiriti la richiesta è quella di una riduzione del 5% delle accise, come segnale di attenzione per un settore particolarmente penalizzato dalle chiusure del 2020 e del 2021.

Sostegno all’export

I vini, i distillati, i liquori e gli aceti italiani rappresentano prodotti del Made in Italy che costituiscono la punta di diamante della nostra esportazione agro-alimentare e sono ambasciatori dello stile italiano nel mondo.  In questo ambito il sostegno si deve tradurre sempre più nella difesa degli spazi commerciali, insidiati da tendenze proibizionistiche o dalla costruzione di barriere immateriali di carattere normativo che in realtà rappresentano grandi ostacoli alla libera concorrenza. E’ il caso dei dazi, quali quelli che da più di un anno ostacolano le relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti e che hanno comportato ingenti perdite. Altre forme di sostegno potranno provenire da misure di defiscalizzazione del fatturato realizzato con l’export e/o di detrazione fiscale per le spese legate alla comunicazione e alla promozione sui mercati esteri. Federvini chiede infine misure di promozione di ampio respiro, progettate insieme alle imprese e condotte con uniformità e continuità pluriennale.

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Cultura del bere e Sostenibilità

La qualità di vini, spiriti e aceti ha da sempre caratterizzato il nostro vissuto quotidiano, fatto di storia, cultura, tradizioni ma anche di voglia di stare insieme, condivisione e positività. La sostenibilità - vocazione ecologica, rispetto del territorio, dei vigneti e dei fornitori, tecniche avanzate di produzione - è da sempre centrale per le imprese del settore. I valori di cultura e sostenibilità vanno posti al centro del dibattito sul consumo responsabile.   Il nostro Paese si colloca ampiamente nella parte bassa della classifica sia per quanto riguarda i consumi pro capite di alcol ma anche di consumo critico. Non a caso l’Italia e il suo stile mediterraneo sono un modello di consumo anche per le autorità sanitarie. Federvini ritiene che l’educazione, l’informazione e la formazione, insieme ai dovuti controlli, siano la strada più saggia ed efficace da intraprendere e opera da anni contro ogni forma di consumo sbagliato e non responsabile attraverso iniziative tese a sviluppare iniziative di educazione del consumatore.   Purtroppo a livello europeo il dibattito sempre più spesso è guidato da pulsioni proibizionistiche e demonizzatrici che l’Italia dovrebbe respingere nettamente, quali la minaccia di “health warning” sulle nostre etichette, le possibili restrizioni alla promozione e valorizzazione dei nostri prodotti, la spada di Damocle dell’uso dell’arma fiscale per fini cosiddetti “salutistici”.  E’ necessario che su questi temi il sistema Paese risponda compatto.

Infrastrutture

Occorre infine promuovere lo sviluppo di infrastrutture di rete anche al di fuori dei centri urbani.  E’ inutile chiedere alle imprese di dotarsi di adeguati sistemi di e-commerce e di sfruttare i social network per comunicare con il mondo (cosa che le imprese Federvini già fanno con crescenti investimenti) se poi in larghe aree delle nostre campagne la banda larga è assente o al più appena sufficiente a inviare una semplice email.

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