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I dati congiunturali che si allungano sul tavolo mostrano, finora, una capacità di tenuta dell’industria alimentare superiore, tutto sommato, ai timori palesati a inizio pandemia. Le scivolate di produzione ed export che emergono in prossimità del giro di boa di metà anno sono marcate, ma la “dote” rappresentata dai trend di inizio anno di tali parametri, superiore alle aspettative, ha permesso finora, soprattutto sul fronte export, di ammortizzare in parte i contraccolpi.

La produzione di maggio ha evidenziato un tendenziale del -8,4%, ma il confronto progressivo sui cinque mesi si è fermato al -3,0%, dopo il -1,5% del quadrimestre. Esso  potrebbe assestarsi perciò, a consuntivo di fine anno, su variazioni nella forchetta fra il -5% e il -7%. Potrebbe chiudere, quindi, meglio delle previsioni di un paio di mesi fa. Le quali delineavano - si ricorda - un possibile calo 2020 della produzione alimentare prossimo a quello del Pil: il quale oscillerà, secondo le ultime, ondivaghe proiezioni, fra il -10% e il -12%. 

Se non ci saranno ritorni importanti della pandemia in autunno, la produzione alimentare potrebbe far leva in sostanza sulle stampelle fornite dalla “dote” di avvio d’anno (nel 1° bimestre essa mostrava un progresso tendenziale del +4,9% e “reggeva” ancora in positivo nel trimestre, col +0,8%) e dal ritrovato galleggiamento dei mesi autunnali, ammortizzando il cavo d’onda attuale. 

Ben diverso il discorso per la produzione manifatturiera nel suo complesso, la quale era in negativo nel bimestre (-1,3%) ed era già scivolata su un pesante calo tendenziale a due cifre nel trimestre (-11,3%). 

Attualmente la forbice fra i tendenziali sui cinque mesi dell’alimentare (-3,0%) e del totale industria (-19,3%) parla da sola. Nel singolo mese di maggio l’alimentare, assieme al farmaceutico, è stato l’unico comparto a frenare la discesa tendenziale sotto le due cifre. 

Il fatturato di maggio del settore, d’altra parte, appare incoraggiante. Mentre la produzione di maggio conferma e consolida il calo di aprile, il fatturato (-5,8%) mostra una risalita dopo il -9,5% di aprile. Il fenomeno si replica anche sul fronte industriale complessivo, con “delta” tuttavia nettamente dilatati. Il calo tendenziale del fatturato di maggio dell’aggregato industriale (-25,9%) fa seguito infatti al -46,9% di aprile.

L’export alimentare migliora e rafforza le valutazioni espresse in fatto di produzione. La “dote” di inizio anno recata dalle esportazioni alimentari è stata infatti molto più ricca (e inaspettata) di quella legata alla produzione. Il picco tendenziale dell’export toccato nel trimestre (+9,4%) è stato assai significativo. Poi esso ha frenato senza cadute repentine, segnando un +7,2% nel quadrimestre e un +4,3% indicativo sui cinque mesi, secondo le anticipazioni Istat. 

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E’ probabile quindi che le esportazioni riescano a doppiare il giro di boa di metà anno attorno alla parità, senza scivolare troppo sotto di essa anche nei mesi successivi. Ne esce un miglioramento, anche in questo caso, delle prospettive che erano state delineate nel pieno della pandemia.   

Alcuni mercati, nel tendenziale dei cinque mesi, mostrano di “tenere”. Fra questi,  secondo le anticipazioni Istat, emerge la Russia, che riesce a conservare su gennaio-maggio un tasso tendenziale a due cifre (+10,4%), dopo il +14,4% del trimestre.  Sui cinque mesi, la Cina (+11,5%) e il Regno Unito (+1,5%) riescono addirittura a fare meglio e a recuperare rispetto alle flessioni immediatamente precedenti. 

Gli Stati Uniti, con un +5,9% sui cinque mesi, dimezzano i tassi a due cifre che mantenevano da molti mesi e con cui avevano chiuso il 2019 (+11,1%). Fra gli sbocchi leader, Germania e Francia riducono in modo più drastico i loro trend, scendendo da tassi espansivi oltre il +12% nel trimestre a variazioni sui cinque mesi fra il +4% e il +5%. Nello scacchiere comunitario, Polonia e Spagna riducono infine i rispettivi, brillanti passi espansivi di avvio d’anno di circa due terzi, scendendo dal +14-15% al +4-5% circa. 

In ogni caso, i mercati extracomunitari mostrano nei consuntivi di maggio una resistenza maggiore. A livello “mondo” il calo dell’export arretra infatti dal +9,4% del trimestre e il +4,3% dei cinque mesi, mentre in parallelo l’area UE scivola pesantemente dal +9,8% del trimestre al +2,8% dei cinque mesi.

E’ chiaro che il vuoto specifico del canale Horeca aggiunge problemi ai mercati, all’interno e all’estero. Le vendite alimentari al dettaglio di gennaio-maggio hanno registrato variazioni del +4,6% in valore e del +2,9% in volume. I prezzi alimentari al consumo appaiono in rientro, col +2,3% del tendenziale di giugno, dopo il +2,5% di maggio. Va sottolineato che i prezzi al consumo dell’”alimentare lavorato” mostrano profili assai più contenuti, col +1,2% di giugno, dopo il +1,7% di maggio. 

L’”effetto scorte” è esaurito, mentre il +7,9% tendenziale su gennaio-maggio delle vendite in valore dei “discount alimentari” evidenzia la sofferenza costante dei segmenti a più alto valore aggiunto e a migliore remunerazione per le imprese. Sofferenza - questa - esaltata dal freno traumatico del canale Horeca, che com’è noto veicola al meglio tali segmenti, e che appare ancora lontanissimo da un recupero integrale di attività. 

Anche sul fronte delle vendite al dettaglio spicca, comunque, la forbice dell’alimentare rispetto all’universo. Il “totale vendite” evidenzia infatti, su gennaio-maggio, arretramenti a due cifre, pari al -10,1% in valore e al -10,7% in quantità. 

Congiuntura_2020_-_Tabella_sintesi_17_luglio_2020_-_FEDERALIMENTARE.xls

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