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Presentata nella seduta di mercoledì 8 aprile un’interrogazione a prima firma del Sen. Bergesio (Lega), in tema di supporto alla produzione di vino, spiriti e prodotti intermedi, con cui si chiede al Ministro delle politiche agricole:

  • di affrontare le diverse criticità emerse, che rischiano di produrre effetti gravi a ogni stadio della filiera, in termini di accesso ai mercati dei vini prodotti, di investimenti in promozione, neutralizzati dall'immobilità determinatasi sui mercati;
  • di adottare provvedimenti urgenti per la defiscalizzazione dei fatturati realizzati con l'export, per l'abolizione del contrassegno fiscale applicato sulle confezioni di prodotti destinati al mercato nazionale e per una diminuzione, anche minima del 2 per cento, delle accise sugli spiriti e sui prodotti intermedi per lasciare alle imprese risorse economiche indispensabili per affrontare l'attuale crisi;
  • se non ritenga, in un momento di così grande difficoltà e incertezza, di agire presso l'Unione europea, affinché la stessa metta in campo azioni forti e concrete contro pratiche insensate compiute ai danni dei produttori italiani, che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali, per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti provenienti dall'Italia.

Di seguito il testo dell’atto

BERGESIOCENTINAIOVALLARDISBRANA - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:

il vino nel 2019 è stato il prodotto agroalimentare italiano più esportato nel mondo, con un aumento del 3,1 per cento. Il fatturato realizzato all'estero è stimato in 6,4 miliardi nel 2019 e supera quello ottenuto sul mercato interno, a conferma dell'importanza delle esportazioni per la tenuta economica ed occupazionale del made in Italy;

quasi i due terzi (63 per cento) delle esportazioni agroalimentari italiane, secondo Coldiretti, interessano i Paesi dell'Unione europea, dove la crescita nel 2019 è stata del 3,6 per cento. Il principale partner è la Germania, verso la quale l'export cresce del 2,9 per cento e raggiunge i 7,2 miliardi, mentre le vendite sono praticamente stagnanti in Gran Bretagna con la Brexit e volano negli Stati Uniti (più 11 per cento) che, con 4,7 miliardi di export e nonostante gli effetti negativi dei dazi, restano il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari ed il quarto dopo Germania, Francia e Gran Bretagna;

ad oggi, si sta assistendo ad un crollo del 20 per cento dell'export con il freno della domanda a livello internazionale, in un contesto in cui anche la logistica delle merci ha subito un arresto che impatta sugli scambi commerciali;

le limitazioni agli spostamenti dei cittadini hanno portato ad un cambiamento delle abitudini di consumo, anche per effetto della chiusura di molte attività commerciali, determinando un freno alla domanda interna, ma anche a quella internazionale. Uno scenario reso ancora più drammatico dal blocco dei voli verso l'Italia, in primis dagli Stati Uniti, che ha determinato un crollo dei flussi turistici da sempre un traino importante per l'agroalimentare made in Italyall'estero, per il quale ultimo è venuto, inoltre, a mancare anche l'importante effetto promozionale di eventi e fiere in Italia e all'estero;

il made in Italy sta subendo un vergognoso boicottaggio da parte di Paesi dell'Unione europea, che va dalla richiesta di certificati di sicurezza per i prodotti agroalimentari italiani, al blocco immotivato delle merci ai confini, che sta colpendo duramente l'exportagroalimentare nel mondo,

si chiede di sapere:

con quali azioni il Ministro in indirizzo intenda affrontare le diverse criticità emerse, che rischiano di produrre effetti gravi a ogni stadio della filiera, in termini di accesso ai mercati dei vini prodotti, di investimenti in promozione, neutralizzati dall'immobilità determinatasi sui mercati;

se non ritenga di adottare provvedimenti urgenti per la defiscalizzazione dei fatturati realizzati con l'export, per l'abolizione del contrassegno fiscale applicato sulle confezioni di prodotti destinati al mercato nazionale e per una diminuzione, anche minima del 2 per cento, delle accise sugli spiriti e sui prodotti intermedi per lasciare alle imprese risorse economiche indispensabili per affrontare l'attuale crisi;

se non ritenga, infine, in un momento di così grande difficoltà e incertezza, di agire presso l'Unione europea, affinché la stessa metta in campo azioni forti e concrete contro pratiche insensate compiute ai danni dei produttori italiani, che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali, per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti provenienti dall'Italia.

 

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