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Riportiamo il lungo e dettagliato articolo di Winenews pubblicato ieri, in cui gli attori del vino italiano illustrano i loro "desideri": dalla Pac, all’Ocm vino, agli accordi Ue e una visione strategica di Paese. Con un importante intervento del nostro presidente Sandro Boscaini

Una visione strategica e coordinata a livello di Paese, al netto delle tante diversità che compongono il mosaico del vino italiano; la definizione, il prima possibile, della nuova Pac post 2020 e dell’Ocm Vino; lo stemperarsi delle tensioni internazionali, che frenano i mercati, ma non solo: sono tanti i “desideri” per il 2019 espressi dalle organizzazioni della filiera del Belpaese, da Federvini ad Unione Italiana Vini, dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti alle Cooperative, sentite da WineNews. “Dobbiamo costruire una visione strategica del vino italiano, e non parziale, legata a Regioni, province e Consorzi - auspica il presidente di Federvini, Sando Boscaini - stabiliamo dove vuole andare l’enologia italiana, come vogliamo presentarci all’estero, in maniera organica e strategica, parlando di vino italiano e non di singoli territori o denominazioni. E questo anche i vista della riforma della Pac e dell’Ocm, le vere sfide che abbiamo ormai alle porte. Sul fronte del mercato - aggiunge Boscaini - sappiamo che le bollicine tirano, e i vini fermi sono al palo. Abbiamo bisogno di lavorare sulla promozione e sull’export. Dove non mancano le difficoltà dovute alle tensioni internazionali, tra Usa e Cina, alla Brexit e non solo, ma serve tanta attenzione perché l’export è il nostro ossigeno, dobbiamo essere “export oriented” nella promozione e nell’immagine del Paese. Ed in questo senso, il fatto che lo stesso Ministero metta insieme Agricoltura e Turismo, ci da la possibilità di creare un’immagine unica di un Paese che ha tante specialità da offrire nel wine & food, insieme alle bellezze artistiche, al paesaggio e all’ospitalità, un made in Italy totale, di un Paese che sa fare cose buone, belle e ben fatte”.

Una visione condivisa da Ernesto Abbona, alla guida di Unione Italiana Vini, anche sul tema dell’unione tra Agricoltura e Turismo, registrata proprio nelle ore in cui il Ministro Centinaio, da Montefalco, terra del Sagrantino, ha ribadito: “vino e turismo sono l'abbinata vincente per rilanciare l’agricoltura e lo stesso settore turistico italiano, l'obiettivo - ha detto Centinaio - è far partire la legge sull’enoturismo. Se vogliamo promuovere il nostro Paese nel mondo non è più sufficiente raccontare quanto è bello, ma anche quanto è buono”.
“Abbiamo chiuso l’anno incontrando Centinaio - ha sottolineato Abbona - che mi sembra una persona disponibile ad ascoltare la filiera, dovrà mettere mano ad una macchina complessa, ma aver unito il turismo con l’agricoltura è una cosa molto positiva. Il problema, però, è che l’agricoltura ed il turismo sono, di fatto, in mano alle Regioni, ed è difficile coordinare delle iniziative comuni a livello nazionale. In questo senso, ci sono agenzie che possono e devono supplire a questo, come ha fatto l’Ice, per esempio con la campagna che ha legato il vino alla cultura e alle varie forme d’arte del Belpaese. Il desiderio è quello di trovare una sede dove affrontare i problemi comuni, anche di mercato, guardando soprattutto all’estero, che è dove dobbiamo puntare. E dove la situazione non è facile, in generale: abbiamo iniziato l’anno con borse altalenanti, con segnali talmente contrastanti che è difficile fare delle previsioni. Tenendo conto anche che il nostro settore è fatto di aziende che non sono così veloci nel cambiare prodotto e strategia, perché siamo radicati nei territori, nelle denominazioni. In ogni caso, è un bene che a livello Ue, nel 2018, si sia chiuso l’accordo con il Giappone, speriamo che presto venga fatta la stessa cosa con i Paesi del Mercosur, e ci auguriamo che le tensioni tra Cina, Usa- e Russia, si spengano, perché sono mercati di sbocco fondamentali per i nostri prodotti. Ma, prima di tutto, serve tanto senso critico per lavorare su questioni che ci portiamo dietro da sempre, dalla la frammentazione alla visione campanilistica, che rende più difficile il raggiungimento di certe risultati in breve tempo sui mercati. Conosciamo i nostri limiti, ma anche i nostri punti di forza, come la capacità di presentarci con il prodotto giusto in ogni nicchia, con una grande differenziazione che consente di creare i valori”.
“Desideriamo una definizione della Pac nel più breve tempo possibile - aggiunge Matilde Poggi, alla guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti - perché l’incertezza non aiuta il settore. Ma è un momento delicato, perché l’Ue è in vista del ricambio del Parlamento, la presidenza austriaca aveva molta fretta di chiudere ma non ce l’abbiamo fatta, speriamo che la presidenza rumena dia una svolta, ma l’incertezza del cambio del parlamento peserà sulle decisioni da prendere. E anche sull’Ocm, dove tutti ci auguriamo che non ci siano ritardi come nel recente passato. Dai mercati - aggiunge la Poggi - mi aspetto che il Nord America, Usa e Canada, si confermino i riferimenti, sono mercati maturi, che capiscono i prodotti, dove ogni vino può trovare il suo posto. Sull’Asia ho tanti punti di domanda, e forse per noi della Fivi, che siamo piccoli produttori, non è quello il riferimento, perché servono numeri più importanti, il vignaiolo indipendente, di primo acchito va su mercati più pronti e maturi, dove è meno difficile anche proporre ed affermare cose diverse, l’Asia oggi forse è un mercato più adatto alle grandi aziende, che devono aprirlo, ed è importante che lo facciano, perchè il vino italiano deve sfondare anche in Asia”. E se tra i desideri più puntuali della Fivi, da anni, c’è la ridefinizione del sistema di rappresentanza all’interno dei Consorzi del Vino, e la Federvini, con Boscaini, spera anche in investimenti concreti nelle tecnologie e nella banda larga nelle campagna, l’orizzonte europeo ed internazionale è quello che accomuna a Uiv, Federvini e Fivi, anche la lista dei desideri dell’Alleanza delle Cooperative, che parlano per voce della responsabile vino, Ruenza Santandrea.
“Da un punto di vista commerciale, l’auspicio è che questo 2019 sia all’insegna di una ritrovata stabilità internazionale. Le tensioni commerciali, per non parlare delle guerre, tra Paesi o blocchi di Paesi fanno molto male al settore, considerato che il commercio mondiale del vino vale oggi da solo più di 30 miliardi di euro l’anno (dato OIV riferito al 2018), quando dieci anni fa, nel 2008, gli scambi mondiali di vino ammontavano a circa 20 miliardi di euro. E oltre alla stabilità della geopolitica del vino, l’auspicio è che l’Unione europea prosegua con la politica degli accordi commerciali, per mettere i produttori europei nelle stesse condizioni di accesso (dazi, tariffe, ostacoli tecnici al commercio) ai mercati di cui godono i nostri principali concorrenti”.
Sul fronte politico, aggiunge ancora Santandrea, “l’auspicio è che il nuovo anno appena iniziato porti ad una gestione ancora più efficiente della misura della promozione nei Paesi Terzi dell’Ocm vino: non più solo apertura di nuovi mercati, ma anche consolidamento degli esistenti, superando così il tabù della durata massima quinquennale. Allo stesso tempo, guardando sempre a Bruxelles – centrale per il nostro settore - è giunta l’ora di regole lungimiranti per l’informazione ai consumatori delle calorie e della lista degli ingredienti, con soluzioni che guardino al 2030 e non al passato. Infine, un auspicio, forse quello che sento maggiormente. Che il mondo del vino italiano impari ad accettare tutte le differenze e sfumature che lo caratterizzano. La diversità è la nostra ricchezza, e non sia l’occasione per dividersi: mettiamo al centro la grande responsabilità di essere leader mondiali di questo bellissimo prodotto, con l’ostinazione di garantire ogni giorno un reddito ai nostri viticoltori”.

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