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Giuseppe D’Avino - Strega Alberti Benevento

di Maria Teresa Manuelli
Giuseppe D'Avino, presidente di Strega Alberti Benevento Giuseppe D'Avino, presidente di Strega Alberti Benevento

Qual è la percentuale dell’export della sua azienda che va sul mercato americano?

Noi abbiamo iniziato a esportare negli Usa agli inizi del ’900. Per noi sono un mercato consolidato, guidato dal fattore etnico, ovvero dalla grande immigrazione italiana a cavallo tra i due secoli. Guido Alberti, che fondò il Premio Strega nel 1947, si stabilì addirittura in America. Oggi esportiamo il 30% del prodotto.

Rispetto ai vostri mercati di destinazione gli Usa in quale posizione sono?

Gli Usa per noi sono il primo mercato di esportazione. Per questo la sanzione ci colpisce particolarmente. Finora non avevamo avuto particolari difficoltà, a parte il periodo del Proibizionismo che, però, ebbe ripercussioni su tutti. E forse in un’altra occasione, in cui ci bloccarono le importazioni a causa dell’immagine in etichetta che rappresenta un gruppo di streghe che danzano discinte intorno a un albero di noce. Fatto che deriva dalla tradizione di Benevento, ma che per la dogana americana era troppo “spinta”. Ma si risolse subito.

Avete già quantificato i possibili mancati ricavi per il 2020?

Confidiamo che la misura tariffaria rientri presto, ma se dovesse restare stimiamo una flessione dei ricavi almeno del 20% e dei margini di oltre il 25%.

State valutando insieme ai vostri distributori negli Usa l’opportunità di cambiare strategia di mercato per far fronte alla possibile (e auspicata) temporaneità dei dazi?

Nell’immediato stiamo ripartendo tra di noi il maggior onere derivante dai dazi: abbiamo accettato insieme di ridurre i margini per non riversare i rincari sui consumatori. Temiamo che lo shock sul prezzo sia peggio. Se, però, i dazi dovessero aggravarsi dovremo rivedere la politica di prezzo e inserirci nel segmento super premium,per il  quale però l’attuale consumatore non è probabilmente pronto.

Avevate conseguito risultati concreti dalle recenti operazioni di promozione portate avanti in Usa da Federvini in collaborazione con Ice?

Sì, le iniziative si sono dimostrate molto valide e ben organizzate. Sicuramente per contrastare l’effetto dei dazi dovremo aumentare gli investimenti e gradualmente posizionarci in un segmento di mercato più alto, rivedendo la nostra storica posizione di prezzo.

Se ci fosse qualche azione da aggiungere cosa suggerireste?

Ci piacerebbe organizzare attività di incoming più frequenti per operatori di settore e stampa. Ma anche Italian cocktail party in USA e azioni in altri paesi terzi (come la Russia) per fronteggiare l’ipotesi che il dazio non sia temporaneo.

In quali stati USA siete prevalentemente presenti?

Siamo presenti soprattutto a New York, in New Jersey, Connecticut, Florida, Texas, Georgia, California e Illinois.

Avete subito la concorrenza sleale di qualche prodotto assimilabile al vostro, realizzato da aziende statunitensi? Se sì, quale?

Non per il nostro prodotto principale, che è una specialità. Invece vi è una produzione locale di liquori a basso costo con nome italiano (sambuca, amaretto, ecc: la normativa purtroppo lo consente) e Italian sounding.

Puntate più sull’Horeca o sul consumatore finale?

Il nostro canale di preferenza è l’horeca.

Che tipo di sostegno vi aspettate dal Governo? 

Il Governo dovrebbe affrontare questo danno un po’ come se si trattasse a una calamità naturale: le risorse che devono essere messe in campo devono essere dell’ordine di grandezza del danno, stimato in 40 milioni di euro per la categoria.

Avete eventualmente qualche proposta? 

Idealmente la risposta dovrebbe essere europea. Purtroppo la tattica USA non lo consentirà: la manovra dei dazi è stata fatta proprio per non permettere ai vari Paesi europei di fare fronte comune. Per cui l’Italia dovrebbe provvedere al sostegno delle categorie colpite, investendo almeno le somme equivalenti ai dazi imposti.

Quanto pensa potrebbe essere utile una nuova massiccia campagna sul mercato Usa (portata avanti da Ice) per sostenere il valore del vero Italian Spirit?

Molto importante soprattutto in questa fase, in cui purtroppo si prevede un incremento dei prezzi.

Se sì a chi dovrebbe essere destinata e in quali mercati specifici dovrebbe concentrarsi?

Secondo noi dovrebbe essere rivolta verso bartender, influencer, food blogger e giornalisti. Come aree geografiche, soprattutto nella Tri-state area, in Florida, Texas, Georgia, California, Illinois.