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Sondaggio in Francia: viticoltori pronti a estirpare 35mila ettari
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I viticoltori francesi lanciano l'allarme e sono sul piede di guerra. Un sondaggio condotto tra settembre e ottobre 2025 da France Agrimer, agenzia del governo centrale, ha dato esiti sorprendenti per le dimensioni del fenomeno. I viticoltori transalpini, alle prese con una nuova annata sfavorevole e con difficoltà crescenti sui mercati esteri, oltre a un calo dei consumi interni, hanno risposto numerosi (oltre 12mila) con oltre un terzo (circa 4.500, il 36%) che hanno chiesto un'ulteriore di espianto dei vigneti, e con 1.700 imprenditori che si sono dichiarati interessati a seconda dei ristori economici che saranno previsti. Di fatto, la superficie vitata potenziale da espiantare in Francia potrebbe sfiorare i 35mila ettari.
Sul totale di 35mila ettari, il 20% (quindi 7mila ettari) riguarda imprenditori vitivinicoli che non intendono più produrre uve su quei terreni, mentre il restante 80% chiede un estirpo parziale, come previsto dalla normativa, in modo da poter adattare la superficie alla situazione di mercato. Nella mappa dei territori in difficoltà ci sonoi: 11.800 ettari circa in Languedoc-Roussillon, 8.300 in Nuova Aquitania, 5.700 nella Valle del Rodano e in Provenza, quasi 4mila nel Sud Ovest, 1.200 in Valle della Loira, oltre 950 in Cognac e Charentes, 413 in Alsazia, Borgogna, Beaujolais, Jura e Savoia.
In base a un piano introdotto lo scorso anno, sono già stati estirpati 27.000 ettari di vigneti con un risarcimento di 4.000 euro per ettaro.
Prima di una riunione di crisi con il ministro dell'agricoltura, i produttori hanno lamentato le diverse criticità, tra cui alcuni dei peggiori raccolti degli ultimi 70 anni, che hanno lasciato molti di loro con le spalle al muro. Jean-Marie Fabre, presidente del sindacato indipendente dei viticoltori, ha detto che è necessario intervenire con urgenza per salvare fino a un quinto dei viticoltori del Paese: "Stanno mettendo tutto il loro impegno in questa battaglia per la sopravvivenza. La situazione è drammatica e il governo deve fare qualcosa".
Diverse migliaia di viticoltori hanno partecipato a manifestazioni di protesta lo scorso chiedendo al governo di elaborare un piano di salvataggio per compensare i raccolti colpiti dal maltempo, dall'aumento dei costi e dal calo delle vendite. All'inizio di questo mese il ministero dell'agricoltura ha previsto che la produzione di quest'anno sarà di 3,6 miliardi di litri, la stessa del 2024, anch'esso considerato un anno disastroso.
Fabre ha affermato che negli ultimi cinque anni i produttori di vino sono stati colpiti da una serie di contrattempi al di fuori del loro controllo che hanno indebolito le loro attività fino al punto di collasso. Si tratta dei dazi del 15% imposti da Donald Trump sulle importazioni di vino e alcolici, della crisi Covid, dei raccolti decimati dalle ondate di calore e dalla grandine, della guerra della Russia in Ucraina che ha aumentato i costi di un terzo e del drastico calo delle vendite sul mercato interno ed estero.
Le esportazioni di vini grand cru di Bordeaux verso la Cina sono scese al minimo storico degli ultimi dieci anni un anno fa. Secondo un rapporto del consiglio dei vini di Bordeaux pubblicato all'inizio di quest'anno, le esportazioni di vini della regione verso la Cina si sono dimezzate dal 2017. A luglio Pechino ha inoltre imposto un dazio doganale del 32,2% su molte importazioni di alcolici a base di vino provenienti dall'UE.
Il presidente del sindacato dei viticoltori dell'Aude, Damien Onorre, ha dichiarato a Le Monde: "Da tre anni subiamo siccità e ondate di calore con temperature superiori ai 40 °C. In questo periodo ho perso il 50% della mia produzione. Negli ultimi tre anni, la produzione vinicola dell'Aude si è quasi dimezzata, passando a 2 milioni di ettolitri".
Fonti: The Guardian, Il Gambero Rosso
